La coalizione di Pd, M5s, Avs e Italia Viva ha definito questi sedici emendamenti depositati un segno tangibile di unità e di visione condivisa.
Una proposta innovativa e ambiziosa sta scuotendo il dibattito politico italiano in vista della Manovra 2026: l’innalzamento della soglia della no tax area fino a 15mila euro annui per lavoratori dipendenti e pensionati.
Questa misura, sostenuta da Pd, M5s, Avs e Italia Viva, promette di eliminare l’Irpef per milioni di cittadini con redditi bassi, ma solleva anche importanti questioni riguardo alla sua sostenibilità finanziaria.
Esenzione Irpef per redditi fino a 15mila euro: cosa prevede la proposta
La novità più rilevante riguarda l’esenzione Irpef per i redditi sotto i 15mila euro lordi annui, quasi il doppio rispetto all’attuale soglia di 8.500 euro. Questo ampliamento della no tax area si rivolge esclusivamente a lavoratori dipendenti e pensionati, escludendo i lavoratori autonomi, e sarà valido per il triennio 2026-2028.
Il meccanismo prevede che chi guadagna fino a 15mila euro non paghi alcuna imposta sul reddito, mentre per chi supera questa soglia l’imposta sarà calcolata solo sulla parte eccedente. Per esempio, un lavoratore con un reddito di 25mila euro pagherebbe l’Irpef solo su 10mila euro, contro i 16.500 euro attuali, con un risparmio fiscale sostanziale. Il beneficio fiscale decresce progressivamente fino a sparire per chi dichiara oltre 60mila euro annui.
Il costo per lo Stato e le strategie di copertura
L’adozione di questa misura comporterebbe un costo stimato di circa 12 miliardi di euro nel triennio, ossia circa 4 miliardi all’anno. Per finanziare questa spesa, le opposizioni propongono una doppia strategia.

La prima prevede tagli alla spesa pubblica per 1,5 miliardi annui, con la condizione tassativa di non intaccare settori chiave come sanità, istruzione, welfare, pensioni e ambiente. La seconda fonte di finanziamento consiste in un incremento della lotta contro l’evasione fiscale e nella soppressione dei sussidi ambientalmente dannosi, stimati in 2,5 miliardi di euro annui.
Questi ultimi sono incentivi che favoriscono attività inquinanti, la cui eliminazione è da tempo richiesta da associazioni ambientaliste e istituti di ricerca.
Un pacchetto di riforme integrato: salario minimo, sanità e welfare
La proposta sull’innalzamento della no tax area fa parte di un più ampio pacchetto di riforme suggerito dalle forze progressiste, che include anche il ritorno del salario minimo a 9 euro lordi all’ora, esteso a tutte le tipologie contrattuali con un’eccezione per i lavoratori domestici. La riforma del salario minimo prevede inoltre la creazione di una commissione permanente che monitorerà e aggiornerà annualmente l’importo in base all’inflazione e al costo della vita.
Sul fronte del welfare, le opposizioni chiedono un aumento dei fondi per la sanità pubblica fino al 7,5% del PIL, con l’obiettivo di assumere nuovo personale e ridurre le liste d’attesa. Si propone anche l’adeguamento degli scaglioni Irpef per contrastare il cosiddetto effetto “fiscal drag” dovuto all’inflazione.
Altre misure includono il congelamento dell’età pensionabile per il comparto sicurezza, l’aumento dell’Assegno Unico per le famiglie con ISEE sotto i 25mila euro e la revoca del protocollo sui centri migranti in Albania, destinando le risorse risparmiate al potenziamento delle forze dell’ordine e della sicurezza urbana.