La legge di Bilancio 2026 introduce la rottamazione quinquies: regolarizzare i debiti contributivi permette di recuperare anni mancanti e accedere prima alla pensione.
La legge di Bilancio 2026 ha introdotto importanti novità che interessano direttamente i contribuenti italiani, in particolare sotto il profilo previdenziale e fiscale. Tra queste, spicca la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione grazie alla cosiddetta rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, un provvedimento che permette di regolarizzare i debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Vediamo nel dettaglio come funziona questo meccanismo e quali sono le implicazioni per chi desidera andare in pensione prima.
La rottamazione quinquies: un’opportunità per regolarizzare i debiti
La rottamazione quinquies rappresenta la quinta edizione di un provvedimento che consente ai contribuenti di sanare i debiti affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023. Possono accedere anche coloro che erano decaduti da precedenti rottamazioni o da piani di rateizzazione ordinari in corso.
Un aspetto fondamentale della misura riguarda la natura dei debiti che possono essere oggetto di rottamazione: essa copre omessi versamenti derivanti dalle dichiarazioni annuali di imposta (come IVA e IRPEF), multe per violazioni del Codice della Strada, e – soprattutto – i contributi previdenziali dovuti all’INPS, fatta eccezione per i contributi derivanti da accertamenti.
Il meccanismo prevede l’eliminazione di sanzioni, interessi e aggi di riscossione, riducendo così il debito alla sola quota capitale originaria. Per i contribuenti, questo significa poter saldare i contributi previdenziali omessi in passato al loro importo originale, senza aggravio di ulteriori costi.

Può sembrare paradossale, ma la rottamazione quinquies consente di anticipare l’accesso alla pensione: chi utilizza questo strumento per regolarizzare i contributi previdenziali omessi può infatti recuperare i periodi contributivi mancanti. Questo recupero determina un anticipo del diritto alla pensione, spesso già a partire dal 2026, anno in cui la misura è pienamente operativa.
Il punto chiave è che non si tratta di un premio o di una decorazione per chi paga i debiti, ma di un effetto collaterale derivante dalla regolarizzazione di posizioni contributive incomplete. L’INPS riconosce come validi ai fini pensionistici i contributi regolarizzati tramite la rottamazione, ma solo dopo che il pagamento è stato completato e trasmesso ufficialmente dall’ente di riscossione.
Ad esempio, un lavoratore che nel 2026 raggiunge l’età di 67 anni ma gli mancano 24 mesi di contributi per raggiungere il minimo di 20 anni utili alla pensione, potrebbe decidere di saldare questi mesi mancanti tramite la rottamazione. In questo modo, potrebbe accedere alla pensione già nel 2026, senza dover attendere ulteriori anni per completare la contribuzione.