Nell’era in cui la trasparenza finanziaria è sempre più richiesta, la corretta indicazione della causale nei bonifici ai figli è fondamentale.
Nel panorama fiscale italiano, effettuare un bonifico a un figlio può sembrare un gesto semplice e quotidiano, ma è essenziale porre la massima attenzione alla causale indicata per evitare spiacevoli sorprese durante eventuali controlli dell’Agenzia delle Entrate.
Le ultime novità giurisprudenziali e fiscali confermano un approccio più chiaro e meno punitivo verso i trasferimenti di denaro fra familiari, purché correttamente documentati.
La causale del bonifico: un elemento cruciale per evitare accertamenti fiscali
Effettuare un bonifico a un figlio rappresenta spesso un atto di sostegno economico, sia per figli ancora economicamente dipendenti sia per quelli in momentanea difficoltà.
Tuttavia, la causale del bonifico assume un ruolo fondamentale non solo per giustificare la transazione ma anche per fornire un valido supporto in caso di verifiche fiscali. Infatti, la legge stabilisce che qualsiasi somma accreditata su un conto corrente può essere considerata reddito, a meno che il contribuente non dimostri il contrario tramite prove documentali.

Se, ad esempio, un figlio riceve un bonifico di 10.000 euro senza una causale appropriata o documentazione a supporto, l’Agenzia delle Entrate può presumere che si tratti di reddito non dichiarato e procedere a un accertamento fiscale, chiedendo il pagamento delle imposte sulla somma ricevuta.
Per questo motivo, la causale deve essere chiara e dettagliata: indicare “aiuto per acquisto casa”, “contributo spese quotidiane” o “regalo per laurea” aiuta a definire con precisione la natura della somma trasferita.
La svolta della Corte di Giustizia Tributaria: addio alla presunzione bancaria per i trasferimenti tra parenti
Un passo importante è stato compiuto con la sentenza 4378 del 31 dicembre 2024 della Corte di Giustizia Tributaria, che ha stabilito che la presunzione automatica di reddito per i bonifici da parenti non si applica più. Viene quindi riconosciuto che i trasferimenti di denaro tra familiari hanno prevalentemente finalità affettive o di solidarietà e non devono essere tassati come reddito, a meno che non si tratti di somme collegate a un’attività economica soggetta a imposte.
In pratica, se un padre trasferisce dei fondi al figlio per motivi personali, tali somme non saranno considerate reddito imponibile. Diversamente, se il bonifico è relativo a una quota di guadagno per un’attività professionale condivisa, allora andrà dichiarato e tassato.
Consigli pratici per evitare problemi con il Fisco
Per tutelarsi da possibili accertamenti, è indispensabile adottare alcune semplici regole nella compilazione della causale del bonifico:
- Specificare chiaramente la motivazione del trasferimento, ad esempio “contributo spese affitto gennaio 2025” o “regalo per matrimonio”;
- Se si tratta di un prestito o di un aiuto temporaneo, indicare la natura del trasferimento e, se possibile, allegare documenti firmati;
- Per pagamenti di fatture di fornitori o professionisti per conto del figlio, dettagliare la causale con riferimento alla fattura e al professionista interessato.
Anche se la causale non è obbligatoria in tutti i casi, la sua precisione rappresenta una garanzia preziosa per dimostrare la legittimità del trasferimento e prevenire contestazioni da parte del Fisco anche a distanza di anni.