Le trattenute in busta paga sono strumenti legittimi, ma non sempre vengono applicate nel rispetto delle regole previste dalla normativa vigente. Molti lavoratori ignorano i propri diritti, e questo può aprire la strada ad abusi o scorrettezze da parte di datori di lavoro poco attenti.
In alcuni casi, la fretta di recuperare un danno o una perdita può spingere l’azienda ad agire senza seguire le procedure disciplinari corrette. Quando manca trasparenza, il rischio è che il dipendente subisca penalizzazioni economiche ingiuste, senza possibilità di difendersi o opporsi.
Controlla subito questa trattenuta illegale
Un dipendente del settore logistica ha danneggiato un muletto aziendale, e il datore ha trattenuto due importi dalla busta paga come risarcimento. La prima trattenuta è avvenuta prima della notifica della sanzione disciplinare, mentre la seconda è stata effettuata dopo il rimprovero scritto.

Il lavoratore ha contestato la decisione e ha fatto causa, ottenendo in appello la restituzione della prima somma e la conferma della seconda. Secondo i giudici, la trattenuta è legittima solo se preceduta da una contestazione formale e dalla comunicazione della sanzione disciplinare.
La Corte di Cassazione ha confermato questa interpretazione, ribadendo che il datore non può agire in autotutela economica senza rispettare le procedure. Anche se il contratto collettivo prevede la possibilità di trattenere fino a 3.500 euro, serve comunque la comunicazione ufficiale al dipendente.
La pronuncia n. 26607/2025 stabilisce che ogni trattenuta deve seguire l’iter previsto dallo Statuto dei lavoratori e dal contratto nazionale. Il dipendente ha diritto a essere informato, a difendersi e a giustificare il proprio comportamento prima che vengano applicate sanzioni economiche.
Nel caso specifico, l’azienda ha violato le regole trattenendo soldi prima del rimprovero, e la Cassazione ha respinto il suo ricorso. La Corte ha anche negato la richiesta di risarcimento avanzata dalla società, sottolineando l’importanza del rispetto delle garanzie procedurali.
Il principio vale per tutti i rapporti di lavoro privati: la sanzione disciplinare diventa effettiva solo dopo la comunicazione al lavoratore. Non basta una decisione interna, serve un atto formale che permetta al dipendente di conoscere l’accusa e di presentare le proprie ragioni.
La Cassazione ha chiarito che anche in presenza di danni evidenti, l’azienda non può farsi giustizia da sola, ma deve seguire le regole. Questo vale per ogni tipo di danno, da un mezzo aziendale urtato a un computer danneggiato per disattenzione durante l’attività lavorativa.
Il contratto collettivo dell’autotrasporto merci e logistica prevede la trattenuta solo dopo l’esercizio del potere disciplinare, senza eccezioni. La decisione della Corte rafforza il principio che tutela i diritti retributivi, anche quando il dipendente ha commesso un errore evidente.