Dopo un lungo periodo di attesa, arriva una svolta importante per i dipendenti pubblici: con la prossima legge di Bilancio 2026.
Questa nuova agevolazione fiscale, che segue l’esperienza già attuata nel settore privato, punta a incentivare la performance, migliorare il clima lavorativo e aumentare la motivazione dei lavoratori pubblici, valorizzando i risultati tangibili ottenuti.
L’articolo 58, comma 1, della bozza della manovra finanziaria 2026 introduce una norma sperimentale che, sebbene valida solo per l’anno in corso, potrebbe diventare stabile in futuro, qualora i risultati economici e sociali lo consentano. La misura riguarda i compensi accessori legati alla produttività, riconosciuti ai dipendenti con un reddito complessivo annuo fino a 50.000 euro.
In concreto, al posto dell’ordinaria tassazione IRPEF e delle addizionali regionali e comunali, i premi di produttività saranno soggetti a un’imposta sostitutiva ridotta del 15%, fino a un limite massimo di 800 euro annui. Questa agevolazione si estende anche alle indennità fisse e continuative purché rientrino nella retribuzione accessoria e non in quella base. Sono esclusi dal beneficio i dirigenti e gli appartenenti alle forze armate e di polizia, già soggetti a regimi fiscali specifici previsti dal decreto legislativo 95/2017.
Il vantaggio per i lavoratori si traduce in un aumento netto della retribuzione percepita, senza necessità di alcuna richiesta formale: sarà l’amministrazione datrice a calcolare e trattenere automaticamente la nuova imposta sostitutiva, con un riflesso immediato e visibile in busta paga.
Impatto e prospettive della novità fiscale nella Pubblica Amministrazione
L’estensione della detassazione al pubblico impiego rappresenta un passaggio cruciale verso una cultura gestionale incentrata sul merito e sulla responsabilità, aspetti che da tempo si cercano di rafforzare nel settore pubblico. Tuttavia, l’efficacia di questo strumento dipenderà molto da come verrà integrato nei sistemi di contrattazione collettiva e nella gestione delle risorse umane, nonché dalla capacità delle singole amministrazioni di rispettare i vincoli di bilancio.
Nonostante la sperimentazione limitata al 2026, il Governo non esclude la possibilità di prorogare o rendere strutturale la misura, qualora i dati dimostrassero un miglioramento significativo delle performance e della motivazione nei servizi pubblici. Questo modello potrebbe così diventare un punto di riferimento per le politiche retributive future, con un chiaro segnale di equità fiscale e valorizzazione del lavoro di qualità, anche nel servizio pubblico.

Parallelamente, un tema di attualità riguarda il diritto dei condomini e le facoltà dell’amministratore di sospendere alcuni servizi in caso di morosità protratta. Il caso di un avvocato napoletano che ha visto sospendere temporaneamente il citofono, l’illuminazione dell’androne e la distribuzione della posta nel proprio condominio per un debito superiore a sei mesi ha evidenziato le tensioni tra tutela dei diritti individuali e rispetto degli obblighi condominiali.
Secondo l’articolo 63, comma 3, delle disposizioni di attuazione del Codice Civile, l’amministratore può legittimamente staccare i servizi condominiali che sono tecnicamente separabili e di uso individuale nei confronti dei condomini morosi da oltre sei mesi. Tuttavia, la giurisprudenza non è univoca: alcune sentenze ritengono che non possano essere interrotti i servizi essenziali, in particolare quelli che impattano sulla salute e sulla sicurezza, mentre altre confermano la legittimità della sospensione purché riguardi servizi separabili e la morosità sia effettiva e protratta.
Nel caso in esame, il Tribunale e la Corte d’Appello hanno ritenuto legittima la sospensione temporanea, che è stata poi ripristinata entro 48 ore, ma hanno rigettato la richiesta di risarcimento danni dell’avvocato, sottolineando l’assenza di prove concrete di danno. È importante ricordare che per servizi come l’acqua potabile esistono normative specifiche che garantiscono un minimo vitale anche agli utenti in difficoltà economica, mentre per il riscaldamento, la sospensione può essere ammessa se esistono alternative autonome.
Un ulteriore aspetto riguarda le conseguenze disciplinari per il professionista moroso: il mancato rispetto degli obblighi economici condominiali, se lesivo della fiducia pubblica, può configurare un illecito disciplinare con sanzioni che vanno fino alla sospensione dall’albo professionale.