Resta da vedere come evolverà il quadro normativo nei prossimi mesi, in un contesto sempre più influenzato dalle direttive europee.
Il Governo italiano ha recentemente modificato nuovamente il limite massimo per i pagamenti in contanti, portandolo da 5.000 a 10.000 euro. Questa decisione, inserita come emendamento nella Manovra finanziaria per il 2026, introduce anche una nuova imposta di bollo fissa per le transazioni in contanti comprese tra 5.000 e 10.000 euro.
La misura si inserisce in un contesto di continui aggiustamenti normativi e tensioni con l’Unione europea, che da tempo spinge per un abbassamento dei limiti per contrastare l’evasione fiscale.
Nuove regole sul tetto ai contanti: cosa cambia
Con l’ultimo emendamento approvato dal Governo Meloni, il limite massimo per i pagamenti in contanti subisce un incremento significativo, raggiungendo la soglia di 10.000 euro. Tuttavia, per evitare scontro con Bruxelles, che critica l’innalzamento dei limiti per favorire la tracciabilità delle transazioni, è stata introdotta una tassa fissa di 500 euro su ogni pagamento in contanti compreso tra 5.000 e 10.000 euro.
Questa imposta di bollo rappresenta un compromesso tra la volontà di incentivare l’uso del contante e la necessità di rispettare gli orientamenti europei.

Il Governo, nonostante il diffuso ricorso ai pagamenti elettronici in Italia, mira a sostenere la circolazione del denaro contante, ritenuto da alcuni esponenti una componente essenziale dell’economia reale. Tuttavia, diversi economisti mettono in guardia sull’effettiva efficacia di questa misura, sottolineando che l’impatto dipenderà dalla capacità dell’Agenzia delle Entrate di integrare i sistemi di monitoraggio con le transazioni in contanti, altrimenti la tassa rischia di essere più simbolica che reale.
Evoluzione storica del limite ai pagamenti in contanti in Italia
Negli ultimi due decenni, il tetto per i pagamenti in contanti ha subito numerosi cambiamenti, oscillando tra riduzioni e aumenti in base alle diverse strategie governative:
- Nel 2002 il limite era fissato a 12.500 euro;
- Nel 2011 si è registrato un drastico abbassamento a 1.000 euro;
- Nel 2016 il limite è risalito a 3.000 euro;
- Nel 2020 è nuovamente sceso a 2.000 euro;
- Nel 2023 il Governo Meloni lo aveva già portato a 5.000 euro;
- Ora, con la nuova Manovra, si arriva a 10.000 euro.
Queste variazioni riflettono le diverse priorità politiche: i governi precedenti avevano puntato a limitare l’utilizzo del contante per combattere l’evasione fiscale attraverso la tracciabilità dei pagamenti elettronici. La scelta di rialzare il tetto rappresenta quindi un cambiamento nell’approccio, ma è accompagnata dalla novità della tassa per bilanciare le pressioni europee.
La sfida europea per un limite uniforme
L’Unione europea ha da tempo sollecitato gli Stati membri a ridurre il tetto ai pagamenti in contanti, con l’obiettivo di uniformare la normativa e contrastare efficacemente l’economia sommersa e il riciclaggio di denaro. Tuttavia, la mancanza di un accordo condiviso tra i Paesi membri ha finora impedito l’introduzione di un tetto unico valido in tutta l’area euro.
Il Parlamento europeo sta lavorando a una proposta di legge che stabilisca un limite omogeneo, ma il dibattito è complesso. La maggioranza relativa all’Eurocamera, guidata dal Partito Popolare Europeo, vede la presenza di forze politiche che si oppongono all’ulteriore riduzione del limite, rendendo difficile trovare un compromesso.
Questa situazione di incertezza lascia quindi l’Italia libera di adottare soluzioni come l’ultimo emendamento, che tenta di conciliare la promozione dell’uso del contante con l’esigenza di rispettare le richieste europee tramite la nuova imposta di bollo.