4 giugno 1989, i carri armati di Pechino stroncano la ‘Primavera’ cinese

Impressa nella memoria collettiva grazie alla foto-simbolo del giovane che affronta da solo una colonna di carri armati. Come reagirono le potenze occidentali? L’Unione europea subito dopo il massacro di Tienanmen impone un embargo sulla vendita di armi alla Cina. Una decisione però che oggi, a 17 anni di distanza da quella tragedia, viene messa seriamente in discussione. Per la revoca dell’embargo a Pechino infatti, si battono da tempo Francia e Germania. E appelli per l’eliminazione del bando alla vendita di armi alla Cina sono partiti anche dall’Italia.

Rapporto annuale di Amnesty:’Dall’Occidente due pesi e due misure’

Sono nominate la Cina, il Darfur o la Cecenia, ma nel rapporto annuale sulle violazioni dei diritti umani di Amnesty International ricorre molto più spesso il nome di nazioni occidentali che si vantano di voler esportare democrazia e diritti civili. Come già lo scorso anno, l’organizzazione non governativa indipendente denuncia l’incapacità delle grandi potenze, Stati Uniti su tutte, di trasformare in azioni concrete gli impegni dichiarati. Per quanto riguarda l’Italia le istanze presentate da Amnesty rivelano poi come la passata legislatura non abbia fatto nulla per risolvere le situazioni che già il rapporto del 2005 indicava come lesive dei diritti umani.

Cpi, perchà© nessun crimine resti impunito

La cooperazione internazionale sotto la lente del Cnr. Ha visto la luce nel 1998 grazie allo Statuto di Roma, entrato in vigore nel luglio del 2002 e ratificato da oltre 100 paesi, ma la Corte penale internazionale (Cpi) mostra già diversi punti critici, come ha evidenziato una ricerca condotta dall’Istituto di studi giuridici internazionali (Isgi) del Cnr di Roma.

Calipari: ‘Stato non ha abdicato al potere giurisdizionale’

E’ stata depositata la motivazione della sentenza che ha concluso il processo, il 25 ottobre scorso, con la rinuncia a processare "per difetto di giurisdizione" il soldato americano Luis Mario Lozano, che il 4 marzo del 2005, a Baghdad, uccise il funzionario del Sismi. Secondo i giudici, la decisione "si inserisce nell’alveo del principio indefettibile di reciprocità e di rispetto della prassi internazionale”.

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