Parmalat, pena confermata in appello: 10 anni a Tanzi

La Corte di Appello di Milano ha confermato la pena di dieci anni di reclusione inflitta in primo grado a Calisto Tanzi per il crack Parmalat. Tanzi dovrà risarcire ai risparmiatori, circa 32 mila persone associate in un Comitato, un totale di circa 100 milioni di euro a titolo di provvisionale. L‘articolo su ansa.it

Amnesty: Sentenza sulla Diaz: verdetto che porta verità e giustizia

COMUNICATO STAMPA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO DI GENOVA SULLA DIAZ: UN VERDETTO CHE PORTAVERITA’ E GIUSTIZIA, PER LA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL La Corte d’appello di Genova ha riconosciuto le responsabilita’ di 27 traagenti e dirigenti della polizia per i gravi abusi commessi durante il G8di Genova, nella notte tra il 21 e il … Leggi tutto

Intercettazioni, sì a condanne per gli editori e i giornalisti

Ammende e arresto per la pubblicazione degli atti. Vietate anche le “registrazioni fraudolente”. Con la bocciatura degli emendamenti soppressivi la pubblicazione degli atti comporta, per editori, una multa da 64.500 a 464.700 euro. Per i giornalisti è prevista una condanna fino a 2 mesi di carcere o un’ammenda da 2.000 a 10.000 euro, per la … Leggi tutto

Giustizia : USA , alla faccia della separazione delle carriere

“Negli ultimi 40 anni, ho partecipato sia come pubblico ministero che avvocato difensore o come giudice di merito o come giudice d’appello alla Corte Suprema alla definizione di oltre 1200 casi capitali.” Lo ha dichiarato in una pubblica conferenza il magistrato Gerald Kogan, ex presidente della Corte Suprema della Florida. Se ce ne fosse ancora … Leggi tutto

Corruzione in atti giudiziari- Processo Mills,le motivazioni

Le ragioni della dichiarazione di prescrizione dopo l’affermazione della configurabilità del reato di corruzione in atti giudiziari. La motivazione giuridica della rimessione era la risoluzione della questione di diritto sulla configurabilità o meno del delitto di corruzione in atti giudiziari nella forma della corruzione susseguente. L’articolo su ipsoa.it

E’violenza privata se il capo minaccia sanzioni alla dipendente che ha rifiutato le sue ‘avances’

Le insistenti avances sessuali rivolte dal capo alle sue dipendenti, con l’arroganza di chi sta abusando del ruolo di superiore gerarchico e i comportamenti vessatori come sanzione ai rifiuti delle donne integrano il reato di violenza privata. L’articolo su lastampa.it