Come scoprire se c’è una polizza in famiglia da incassare: evita di perdere soldi

Le polizze vita rappresentano una forma essenziale di tutela finanziaria, una promessa che un giorno servirà a proteggere se stessi o, più frequentemente, le persone care in caso di eventi gravi come invalidità o decesso. Il meccanismo è chiaro: si versano premi a una compagnia assicurativa che, alla scadenza o al verificarsi dell’evento assicurato, è tenuta a liquidare un capitale al beneficiario designato.

Eppure, in Italia esiste un fenomeno silenzioso quanto oneroso: quello delle polizze vita dormienti. Si tratta di contratti perfettamente validi le cui somme non vengono riscosse, spesso perché gli eredi o i beneficiari ignorano completamente la loro esistenza. Il capitale resta in giacenza presso le compagnie, in una sorta di limbo finanziario, in attesa che subentri la prescrizione.

Il motivo è più semplice di quanto si pensi. Può accadere che l’assicurato non abbia mai comunicato la stipula del contratto ai familiari, che i beneficiari non siano a conoscenza di essere stati designati, oppure che la documentazione sia andata smarrita. La compagnia, non informata dell’evento (come il decesso), non attiva il processo di liquidazione. Il risultato finale è un capitale destinato, ma non riscosso.

Il rischio concreto? Perdere il diritto a ricevere queste somme, vedendole confluire in un fondo statale. Ecco come funziona in pratica la ricerca di questi capitali e quali procedure attuare per evitare che la polizza cada in prescrizione.

Ricerca e Prescrizione: I Passaggi per “Svegliare” una Polizza

Una polizza diventa tecnicamente “dormiente” quando il capitale dovuto al beneficiario rimane non riscosso per una delle ragioni sopra elencate. La legge stabilisce un termine preciso entro il quale agire, oltre il quale la compagnia è esonerata dall’obbligo di liquidazione.

È fondamentale sapere che, per tutti gli eventi successivi al 20 ottobre 2010, le polizze vita vanno in prescrizione dopo dieci anni dalla scadenza del contratto o dalla data del decesso dell’assicurato. Questo termine è cruciale. Se la polizza non viene richiesta in tempo utile, l’importo viene devoluto al Fondo Rapporti Dormienti, gestito dalla Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblico). Tali somme vengono poi utilizzate dallo Stato per finalità sociali, come l’indennizzo delle vittime di crack finanziari, e diventano irrecuperabili per i legittimi eredi.

Se si sospetta che un familiare deceduto potesse aver sottoscritto una polizza, il primo passo da compiere è un’indagine formale:

Richiesta Diretta: Rivolgersi per iscritto alla compagnia assicurativa, alla banca o all’intermediario di fiducia, allegando la documentazione anagrafica del richiedente e dell’assicurato deceduto. Ogni istituto ha moduli specifici da compilare.

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Servizio ANIA/IVASS: La via più efficiente è utilizzare il servizio di ricerca polizza offerto dall’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici). Accedendo alla sezione dedicata sul sito, è possibile compilare un modulo online con i dati del defunto. L’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) consiglia inoltre che ogni potenziale erede (coniuge, figli, delegati) presenti una propria richiesta individuale per ampliare le possibilità di individuazione.

Chiunque sottoscriva un’assicurazione sulla vita compie un gesto di tutela per le persone care. Ma perché questo gesto sia efficace, è necessario prestare attenzione ad alcuni dettagli. L’IVASS raccomanda sempre di indicare nome e cognome precisi dei beneficiari e, dove possibile, fornire i loro dati di contatto aggiornati (indirizzo, telefono, e-mail). Mantenere aggiornati i dati presso la compagnia e comunicare l’esistenza del contratto ad almeno una persona fidata è l’unica vera garanzia che la polizza non diventi un capitale perduto. È un piccolo sforzo amministrativo che può fare la differenza tra incassare o perdere una somma destinata al proprio futuro.

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