Delazione e vocazione ereditaria: le differenze tra le due figure

Delazione e vocazione ereditaria: le differenze tra le due figure

La delazione e la vocazione ereditaria sono due concetti fondamentali nel diritto delle successioni. Sebbene spesso utilizzati come sinonimi, in realtà presentano delle differenze sostanziali che è importante conoscere per comprendere appieno il funzionamento delle successioni ereditarie.

La delazione ereditaria rappresenta il momento in cui il chiamato all’eredità acquisisce la qualità di erede. Essa avviene automaticamente al momento della morte del de cuius, ossia della persona deceduta, e non richiede alcun atto formale da parte del chiamato. La delazione può avvenire sia a titolo universale, quando il chiamato eredita l’intero patrimonio del defunto, sia a titolo particolare, quando il chiamato eredita solo una parte specifica del patrimonio.

La vocazione ereditaria, invece, rappresenta il diritto soggettivo che il chiamato all’eredità ha di accettare o rinunciare all’eredità stessa. La vocazione ereditaria si manifesta attraverso un atto espresso da parte del chiamato, che può essere un atto di accettazione o di rinuncia. L’atto di accettazione può essere espresso o tacito, mentre l’atto di rinuncia deve essere sempre espresso in forma scritta.

La differenza principale tra delazione e vocazione ereditaria risiede quindi nel fatto che la delazione è un evento automatico che si verifica al momento della morte del de cuius, mentre la vocazione ereditaria è un atto volontario da parte del chiamato all’eredità. In altre parole, la delazione è un fatto oggettivo che si verifica indipendentemente dalla volontà del chiamato, mentre la vocazione ereditaria è un diritto soggettivo che il chiamato può esercitare o meno.

Dal punto di vista normativo, la delazione ereditaria è disciplinata dall’articolo 458 del Codice Civile italiano, il quale stabilisce che “l’eredità si acquista dal momento della morte del de cuius”. La vocazione ereditaria, invece, è disciplinata dagli articoli 470 e seguenti del Codice Civile, che regolamentano le modalità di accettazione e rinuncia all’eredità.

È importante sottolineare che la delazione e la vocazione ereditaria possono essere influenzate da diverse circostanze. Ad esempio, nel caso in cui il chiamato all’eredità sia un minore o un incapace, la delazione avviene, ma la vocazione ereditaria può essere esercitata solo attraverso l’intermediazione di un rappresentante legale. Inoltre, nel caso in cui il chiamato all’eredità sia un erede beneficiario di un testamento, la delazione avviene, ma la vocazione ereditaria può essere limitata o condizionata dalle disposizioni testamentarie.

Altresì, è importante sottolineare che la vocazione ereditaria può essere rinunciata anche in forma parziale, ossia il chiamato può rinunciare solo a una parte dell’eredità, mantenendo il diritto di accettare il resto. Questa possibilità è prevista dall’articolo 473 del Codice Civile, che stabilisce che “la rinuncia può essere fatta in tutto o in parte”.

A parere di chi scrive, la distinzione tra delazione e vocazione ereditaria è fondamentale per comprendere il funzionamento delle successioni ereditarie. La delazione rappresenta il momento in cui si acquisisce la qualità di erede, mentre la vocazione ereditaria rappresenta il diritto soggettivo di accettare o rinunciare all’eredità stessa. La delazione è un evento automatico, mentre la vocazione ereditaria è un atto volontario da parte del chiamato.

Possiamo quindi dire che la delazione e la vocazione ereditaria sono due figure distinte ma strettamente connesse nel diritto delle successioni. La delazione rappresenta il momento in cui si acquisisce la qualità di erede, mentre la vocazione ereditaria rappresenta il diritto soggettivo di accettare o rinunciare all’eredità. La conoscenza di queste differenze è fondamentale per una corretta comprensione e applicazione delle norme che regolano le successioni ereditarie.