Non autosufficienza: la riforma degli anziani resta ferma ai blocchi di partenza. Cosa c’è da sapere al riguardo.
A oltre due anni dall’approvazione della legge quadro sulla non autosufficienza, l’Italia continua a interrogarsi sul futuro dell’assistenza agli anziani fragili. La riforma, approvata nel 2023 con l’ambizione di costruire un sistema moderno e integrato di cura, si è trasformata in una promessa ancora tutta da mantenere.
Molte delle misure annunciate non hanno visto la luce, e i correttivi introdotti con il decreto del 2024 ne hanno in parte snaturato lo spirito originario, lasciando il settore in un limbo normativo e operativo.
L’obiettivo di semplificare la burocrazia e offrire un percorso unico di presa in carico è rimasto sulla carta.
La legge sugli anziani fa acqua da tutte le parti: perché sembrano più promesse che aiuti reali
Nel frattempo, la realtà demografica corre più veloce della politica. Gli ultraottantenni rappresentano oggi circa l’8% della popolazione, una quota destinata a salire al 10% entro il 2040 e al 14% nel 2070. Secondo le stime dell’Osservatorio sui Conti pubblici, la spesa sanitaria per questa fascia di età raddoppierà nei prossimi decenni, passando dall’1,3 al 2,5% del Pil.

Eppure, la rete di servizi resta fragile: solo il 2% degli anziani vive in strutture residenziali, mentre la media europea si attesta almeno al doppio. Il resto si regge su un sistema informale, composto da un milione di assistenti familiari, spesso privi di tutele e di percorsi formativi adeguati.
Uno dei pilastri della riforma doveva essere la domiciliarità, con la creazione di un servizio pubblico capace di offrire un’assistenza integrata, sanitaria, sociale e relazionale, direttamente nelle case degli anziani.
Un obiettivo che sembra ancora lontano, come la revisione dell’indennità di accompagnamento, considerata il cuore del nuovo sistema, si è ridotta a un esperimento limitato. Invece di una riforma organica, che prevedesse importi differenziati e incentivi all’assunzione regolare di assistenti domiciliari, il Governo ha optato per un bonus sperimentale rivolto a soli 25mila anziani ultra-fragili.
Una misura che, oltre a essere marginale, non prevede neppure un sistema di monitoraggio degli esiti. L’impressione, oggi, è che la legge sulla non autosufficienza sia rimasta un contenitore vuoto, privo di strumenti operativi e di una visione condivisa. Mentre il Paese invecchia e la domanda di assistenza cresce, la risposta istituzionale continua a oscillare tra rinvii e compromessi.