Nuove regole per le detrazioni fiscali: ecco quali interventi di ristrutturazione sono ammessi, i requisiti necessari e le ultime novità su bonus e permessi per caregiver.
La Legge 104/1992, fondamentale per la tutela dei diritti delle persone con disabilità e per il supporto ai loro familiari, continua a evolversi per offrire strumenti sempre più efficaci a migliorare la qualità della vita di chi convive con una condizione di handicap. Tra le agevolazioni più rilevanti, si conferma di grande importanza la possibilità di usufruire di detrazioni fiscali per la ristrutturazione delle abitazioni di familiari con disabilità grave, finalizzate a rendere gli spazi domestici più accessibili e funzionali.
Ristrutturazioni agevolate: quali lavori rientrano nelle agevolazioni della Legge 104
La normativa italiana, aggiornata anche con recenti decreti legislativi approvati nel novembre 2023, sancisce che siano ammissibili alle detrazioni fiscali gli interventi mirati alla rimozione delle barriere architettoniche e alla facilitazione della mobilità all’interno dell’abitazione familiare. Questi lavori comprendono, ma non si limitano a:
- Eliminazione di scale o gradini che ostacolano l’accesso o la circolazione;
- Installazione di rampe o montascale;
- Adeguamento di bagni e cucine per renderli fruibili da persone con ridotta capacità motoria;
- Installazione di ascensori o piattaforme elevatrici;
- Ingrandimento di porte e passaggi per consentire il transito di sedie a rotelle;
- Adeguamento degli impianti elettrici e idraulici per dispositivi medicali o ausili tecnici.
Queste opere possono essere eseguite sia nell’immobile della persona con disabilità sia in quello di un familiare che convive o assiste il soggetto disabile. La normativa prevede che il beneficiario della detrazione sia la persona disabile oppure un suo familiare entro il terzo grado, purché a carico.
Le agevolazioni fiscali previste dall’articolo 16-bis del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) si concretizzano principalmente in due tipi di detrazioni IRPEF:
- Una detrazione del 50% sulle spese sostenute per lavori di ristrutturazione che eliminano barriere architettoniche, con un limite massimo di spesa di 96.000 euro per unità immobiliare;
- Una detrazione del 36% per interventi di ristrutturazione ordinaria e straordinaria, fino a un importo massimo di 48.000 euro.
Va sottolineato che queste detrazioni sono cumulabili solo in parte con altri bonus specifici, come il bonus mobili o il bonus energia, e che per la rimozione delle barriere architettoniche esiste anche una detrazione maggiorata al 75%, che può arrivare fino all’80% in caso di interventi straordinari.

Per poter accedere ai benefici, è necessario rispettare una serie di requisiti e procedure:
- La persona disabile deve essere riconosciuta ai sensi della Legge 104, art. 3 comma 3, ovvero deve presentare una disabilità grave certificata da apposita commissione medica;
- Occorre presentare una richiesta formale al Comune di residenza, allegando la documentazione che attesti lo stato di handicap e il progetto degli interventi previsti;
- Dopo il completamento dei lavori, deve essere fornita la fattura dettagliata e la documentazione di spesa;
- Le spese devono essere tracciabili, quindi pagate tramite bonifico parlante o altri metodi previsti dalla normativa fiscale.
Qualora il Comune disponga di fondi limitati per contributi comunali a integrazione delle detrazioni, può attivare una graduatoria basata sulla gravità della disabilità e sulle condizioni socio-economiche del richiedente.
Importanti novità introdotte nel 2024 e confermate nel 2025 riguardano il ruolo dell’INPS nel processo di valutazione della disabilità, che a partire dal 1° gennaio 2025 assume la responsabilità di effettuare una valutazione bio-psico-sociale integrata per il riconoscimento dello stato di handicap grave. Questo processo unificato semplifica l’iter burocratico per l’ottenimento delle agevolazioni, inclusa la possibilità di usufruire delle detrazioni per gli interventi edilizi.
La legge quadro è stata inoltre rafforzata da una serie di sentenze della Corte di Cassazione che chiariscono modalità e limiti nell’uso dei permessi lavorativi per l’assistenza, che rappresentano un ulteriore supporto al caregiver familiare. La giurisprudenza attuale afferma che l’assistenza può essere prestata anche in orari serali o notturni, purché l’effettività e la continuità dell’aiuto siano certificate.