La maternità surrogata è permessa in Italia?

La questione della maternità surrogata, o utero in affitto, è un argomento molto dibattuto in Italia, un paese che ha una lunga storia di dibattiti etici e legali su questioni di procreazione assistita. La maternità surrogata è un processo in cui una donna accetta di portare a termine una gravidanza per conto di un’altra persona o coppia, che diventerà il genitore legale del bambino alla nascita. Ma è permessa in Italia? La risposta è no.

La legge italiana è molto chiara a riguardo: la maternità surrogata è vietata. Questo divieto è sancito dalla legge 40 del 2004, che regola le tecniche di procreazione medicalmente assistita in Italia. L’articolo 12 di questa legge stabilisce che “è vietata ogni forma di surrogazione di maternità”. Questo significa che nessuna donna può accettare di portare a termine una gravidanza per conto di un’altra persona o coppia in cambio di un compenso o anche gratuitamente.

La legge 40/2004 è stata oggetto di numerose critiche e contestazioni, e alcune delle sue disposizioni sono state modificate o annullate dalla Corte Costituzionale o dalla Corte di Cassazione. Tuttavia, il divieto di maternità surrogata è rimasto in vigore. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 272 del 2017, ha ribadito che la surrogazione di maternità è contraria all’ordine pubblico italiano, in quanto comporta l’uso del corpo e della persona della donna come mezzo, in violazione della dignità umana.

La maternità surrogata è considerata un reato in Italia. Chiunque organizzi, promuova o pubblicizzi la surrogazione di maternità può essere punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con una multa da 600.000 a un milione di euro, come previsto dall’articolo 12-bis della legge 40/2004, introdotto dalla legge 76/2016.

Nonostante il divieto, ci sono casi di coppie italiane che ricorrono alla maternità surrogata all’estero, in paesi dove questa pratica è legale. Tuttavia, anche in questi casi, la legge italiana pone dei limiti. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12193 del 2016, ha stabilito che il riconoscimento in Italia della filiazione di un bambino nato all’estero da maternità surrogata è possibile solo se è rispettato il principio dell’indisponibilità dello stato delle persone, cioè se la maternità surrogata non è stata organizzata o contrattualizzata, ma è frutto di un atto di solidarietà spontaneo e gratuito della donna che ha portato a termine la gravidanza.

A parere di chi scrive, la questione della maternità surrogata in Italia è complessa e delicata. Da un lato, ci sono le esigenze delle coppie che non possono avere figli in modo naturale e vedono nella maternità surrogata una possibile soluzione. Dall’altro lato, ci sono le preoccupazioni etiche e legali legate alla protezione della dignità e dei diritti delle donne e dei bambini coinvolti.

Inoltre, la maternità surrogata solleva anche questioni di diritto internazionale privato, in quanto può creare conflitti tra le leggi di paesi diversi. Ad esempio, se una coppia italiana ricorre alla maternità surrogata in un paese dove è legale, come gli Stati Uniti, e poi torna in Italia con il bambino, può sorgere un conflitto tra la legge americana, che riconosce la filiazione del bambino, e la legge italiana, che la nega.

Possiamo quindi dire che, nonostante le critiche e le contestazioni, il divieto di maternità surrogata in Italia è ancora in vigore. Tuttavia, la questione è tutt’altro che risolta. Il dibattito sulla maternità surrogata continua, e non è escluso che in futuro la legge italiana possa cambiare. Allo stesso tempo, è importante che qualsiasi cambiamento legislativo in questo campo sia accompagnato da un’attenta riflessione etica e da misure adeguate per proteggere i diritti e la dignità di tutte le persone coinvolte.