Ci sono cambiamenti che non fanno rumore, ma che riescono comunque a modificare la vita di chi li aspetta da tempo, con pazienza e speranza. A volte basta un piccolo gesto, una cifra modesta o una decisione politica per restituire dignità a chi ha dato tanto nel corso degli anni.
Non servono rivoluzioni per fare la differenza: anche un intervento mirato può alleggerire il peso quotidiano di chi vive con risorse limitate. E quando le scelte pubbliche si orientano verso i più fragili, il segnale che arriva è quello di una società più attenta e consapevole.
Nuovi aumenti alle pensioni, finalmente
La Manovra 2026 prevede un aumento di 20 euro mensili per le pensioni sociali degli over 70 con reddito basso e condizioni di disagio. L’incremento, se confermato, scatterà da gennaio e interesserà solo chi supera i settant’anni e rientra nei parametri economici stabiliti.

Si tratta di un intervento selettivo, pensato per sostenere le fasce più vulnerabili, senza estendersi a tutti i pensionati in modo generalizzato. La misura punta a rafforzare il sostegno a chi vive con assegni minimi, offrendo un piccolo margine in più per affrontare le spese quotidiane.
Il totale annuo dell’aumento sarà di 260 euro, una cifra simbolica ma utile per chi deve fare i conti con bollette, farmaci e alimenti essenziali. La prima bozza della legge di Bilancio conferma l’intenzione di intervenire su questo fronte, anche se il testo definitivo è ancora in discussione.
Restano confermati l’Ape sociale e il bonus Maroni, mentre vengono eliminati Quota 103 e Opzione Donna, giudicati poco utilizzati negli ultimi anni. La Manovra non introduce novità radicali, ma si muove con prudenza, cercando di mantenere gli equilibri tra esigenze sociali e sostenibilità economica.
Fuori dal testo ufficiale, ma comunque rilevante, c’è l’aumento delle pensioni minime legato all’adeguamento automatico all’inflazione registrata nel 2025. La crescita stimata è dell’1,5%, che si traduce in un incremento di circa 3,74 euro al mese per chi percepisce l’assegno minimo.
La pensione minima passerà da 616,67 euro a 620,41 euro, un aumento modesto ma superiore a quello dell’anno precedente, fermo a 1,8 euro mensili. Anche se non risolve i problemi strutturali, questo adeguamento rappresenta un piccolo passo avanti nella tutela del potere d’acquisto dei pensionati.
Sul fronte dell’età pensionabile, il governo ha scelto di diluire l’aumento previsto, evitando il passaggio diretto a 67 anni e tre mesi nel 2027. Si partirà invece da 67 anni e un mese, con un calendario che prevede ulteriori scatti graduali fino al 2029, salvo eccezioni per lavori gravosi.
Dal 2028 si salirà a 67 anni e tre mesi, mentre dal 2029 l’età minima sarà di 67 anni e cinque mesi, con contributi proporzionati. Chi ha svolto mansioni usuranti potrà accedere a deroghe specifiche, mantenendo la possibilità di uscire dal lavoro con criteri più favorevoli.