Nella prossima manovra economica, il governo congelerà l’aumento automatico di tre mesi dell’età pensionabile. Quali saranno le conseguenze
Lo scatto che sarebbe dovuto entrare in vigore nel 2027, ma non tutti i lavoratori ne beneficeranno. A causa degli alti costi associati a questa misura, l’esecutivo sta studiando soluzioni per limitare l’impatto economico e rendere l’intervento più sostenibile.
Il governo sta cercando di bilanciare le esigenze di sostenibilità economica con il diritto dei lavoratori ad andare in pensione secondo le regole stabilite in precedenza. Se, da un lato, il congelamento dell’aumento dell’età pensionabile sembra una decisione necessaria per ridurre i costi, dall’altro lato è fondamentale considerare le implicazioni che una riforma del genere potrebbe avere su coloro che, avendo lavorato per molti anni, si trovano a dover ritardare ulteriormente il loro pensionamento.
La misura congelata
L’ipotesi principale che emerge dai tavoli tecnici è quella di sospendere l’aumento dei tre mesi solo per coloro che, nel 2027, avranno già compiuto 64 anni. In pratica, questi lavoratori vedranno il loro diritto alla pensione di vecchiaia scattare come previsto, senza dover attendere l’aggiunta dei tre mesi extra.

Al contrario, per chi avrà meno di 64 anni nel 2027, l’aumento di tre mesi sarà applicato regolarmente, anche se si avranno già accumulati molti anni di contributi. Un esempio concreto riguarda un lavoratore che avrà 62 anni e avrà lavorato per quasi 43 anni: nonostante i lunghi contributi versati, dovrà aspettare tre mesi in più per poter andare in pensione.
Secondo le prime stime, questa selezione permetterebbe di ridurre notevolmente i costi della misura, passando da un miliardo di euro l’anno a circa 300 milioni. Questo alleggerimento sarebbe cruciale per contenere il bilancio statale, già messo sotto pressione da altre voci di spesa.
In alternativa, la Ragioneria generale ha proposto di applicare solo un mese di aumento dell’età pensionabile a partire dal 2027, rispetto ai tre mesi inizialmente previsti. Questa misura potrebbe essere implementata attraverso l’introduzione di una finestra mobile, ossia un periodo intermedio tra il momento in cui si acquisisce il diritto alla pensione e la data effettiva di pensionamento.
L’adozione di una finestra mobile potrebbe infatti rendere più flessibile l’applicazione della riforma, senza compromettere troppo le attese dei lavoratori, ma al tempo stesso riducendo l’impatto economico per lo Stato. Inoltre, l’introduzione di una finestra mobile potrebbe allinearsi meglio con l’andamento dell’aspettativa di vita e delle esigenze occupazionali.
Un altro punto critico riguarda l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. La Ragioneria generale ha sottolineato l’importanza di un intervento sui coefficienti di trasformazione, cioè i moltiplicatori utilizzati per calcolare l’importo della pensione in base ai contributi versati. Senza un aggiornamento di questi coefficienti, l’eliminazione dell’adeguamento all’aspettativa di vita potrebbe comportare una riduzione delle pensioni di circa il 9%, con un impatto negativo su milioni di pensionati.