Pensioni 2026, ecco che basteranno 25 anni di contributi e i nati nel 1964 potranno uscire prima dal lavoro: tutte le novità
La riforma delle pensioni 2026 segna una svolta significativa nel sistema previdenziale italiano, con importanti novità per i lavoratori nati nel 1964 e per chi ha maturato almeno 25 anni di contributi. Questo cambiamento, confermato dalle ultime disposizioni normative, rappresenta un passo avanti verso una maggiore flessibilità nell’uscita dal lavoro, rispondendo alle esigenze di molte categorie di lavoratori.
A partire dal 1° gennaio 2026, sarà possibile accedere alla pensione anticipata con un requisito contributivo minimo di 25 anni, indipendentemente dall’età anagrafica, a condizione che si appartenga a determinate categorie di lavoratori. Questa modifica riguarda in particolare i lavoratori nati nel 1964, che fino a oggi avevano vincoli più rigidi per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
La riforma mira a rendere più equo e sostenibile il sistema previdenziale, consentendo una maggiore autonomia nella scelta del momento di pensionamento. Inoltre, si conferma la volontà del legislatore di agevolare chi ha iniziato a lavorare in giovane età, riconoscendo il lungo percorso contributivo come criterio essenziale per il diritto alla pensione.
Impatto sui lavoratori nati nel 1964 e altri beneficiari
Tra le novità più rilevanti, spicca la possibilità per i nati nel 1964 di anticipare la pensione rispetto alle regole precedenti. Questo gruppo di lavoratori, spesso penalizzato dalle riforme che avevano spostato in avanti l’età pensionabile, potrà ora usufruire di una maggiore flessibilità. La misura è particolarmente significativa poiché consente a molti di uscire dal lavoro prima, migliorando il bilanciamento tra vita professionale e personale.

Oltre ai nati nel 1964, la nuova normativa interessa anche categorie specifiche come i lavoratori usuranti e coloro che hanno svolto attività particolarmente gravose, ai quali si riconoscono tutele aggiuntive per l’anticipo pensionistico. Tale approccio risponde a un’esigenza di equità sociale e di tutela della salute dei lavoratori.
La possibilità di andare in pensione con 25 anni di contributi non è automatica per tutti, ma richiede il rispetto di determinati requisiti e condizioni. Tra questi, la permanenza in attività lavorativa fino al raggiungimento della soglia contributiva e, in alcuni casi, il rispetto di parametri legati all’età minima o alla tipologia di lavoro svolto.
La normativa prevede inoltre strumenti di verifica e controllo per evitare usi impropri del sistema pensionistico, garantendo così la sostenibilità finanziaria nel lungo termine. L’INPS e gli enti previdenziali sono stati incaricati di fornire chiarimenti e supporto ai cittadini interessati, attraverso canali dedicati e servizi digitali aggiornati.
Questa riforma rappresenta una risposta concreta alle richieste di flessibilità e tutela dei lavoratori, e si inserisce in un contesto di continui adeguamenti normativi volti a migliorare il sistema pensionistico italiano. Le novità introdotte nel 2026 sono destinate a influenzare positivamente il mercato del lavoro e le prospettive di pensionamento di migliaia di cittadini.