Lecito chiamare compagno di merende l’avversario
Non è diffamazione definire “compagno di merende” e “di brigata” un avversario politico quando tale espressione sia funzionale alla tesi di un complotto e rientri pertanto nel legittimo diritto di critica politica. Lo ha stabilito la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione.