Tasse, stangata in arrivo per mezzo milione di italiani: se hai questo ISEE devi pagare subito

La proposta di una patrimoniale all’1,3% sui patrimoni oltre i due milioni divide governo e sindacati: confronto acceso su equità fiscale e redistribuzione delle risorse.

Torna al centro del dibattito politico-economico italiano la proposta di una tassa patrimoniale selettiva destinata a colpire esclusivamente i contribuenti con patrimoni superiori ai due milioni di euro. In un contesto di crescente difficoltà economica e disuguaglianze, l’ipotesi di un’imposizione fiscale aggiuntiva applicata a circa mezzo milione di italiani ha riacceso il confronto tra Governo, sindacati e opposizioni, facendo emergere posizioni contrastanti soprattutto nell’ambito dell’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni e del sindacato più rappresentativo, la CGIL, sotto la guida di Maurizio Landini.

La proposta di patrimoniale all’1,3% e il contesto fiscale italiano

L’idea rilanciata in queste settimane prevede l’introduzione di un’aliquota dell’1,3% sulle ricchezze che superano i due milioni di euro, con l’obiettivo di ottenere un gettito annuo stimato attorno ai 26 miliardi di euro. Questo contributo di solidarietà verrebbe richiesto a circa l’1% della popolazione, ovvero a quei cittadini che detengono patrimoni che includono denaro contante, immobili, obbligazioni e azioni.

In Italia, oltre alla tradizionale tassa progressiva sul reddito (Irpef), attualmente con aliquote massime che arrivano al 43%, esiste già un’imposta di bollo pari allo 0,2% sui patrimoni mobiliari, applicata in maniera uniforme a tutti i detentori di titoli finanziari. La nuova patrimoniale proposta sarebbe dunque una misura aggiuntiva, più selettiva e incisiva, destinata a ridurre il divario fiscale esistente tra redditi da lavoro e redditi da capitale, quest’ultimi ancora soggetti a un’aliquota agevolata del 26%.

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Tasse nuove – Diritto.net

La proposta è stata ufficialmente sostenuta da Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, che sottolinea come le risorse necessarie per sostenere la maggioranza della popolazione italiana debbano essere prelevate “dove sono”, ovvero da coloro che detengono le maggiori ricchezze. Landini ha più volte evidenziato come il sistema fiscale italiano favorisca attualmente i contribuenti più ricchi, con una struttura che si configura come regressiva, e ha invocato il contributo di solidarietà come strumento per riequilibrare le disuguaglianze.

Dall’altra parte, il governo guidato da Giorgia Meloni, al potere dalla fine del 2022 e primo esecutivo italiano presieduto da una donna, ha finora mostrato una posizione contraria all’introduzione di questa nuova imposta patrimoniale. La coalizione di centro-destra, composta da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, sostiene politiche fiscali che puntano a ridurre il carico tributario per famiglie e imprese, privilegiando la crescita economica e gli investimenti. La premier Meloni e i suoi ministri hanno più volte respinto l’ipotesi di aumentare le tasse sui patrimoni, definendo la proposta come una stangata che potrebbe danneggiare l’economia italiana e l’attrattività del paese per i capitali.

Nel panorama sindacale, la posizione di Landini appare sempre più isolata. I leader di UIL e CISL, rispettivamente Pierpaolo Bombardieri e Daniela Fumarola, hanno mostrato segnali di distacco dalle strategie della CGIL, specialmente riguardo allo sciopero generale indetto per il 12 dicembre 2025 contro la legge di Bilancio del Governo. Non solo i sindacati di base come i Cobas hanno chiesto a Landini di accorpare le mobilitazioni in un’unica data insieme ad altre sigle, ma anche diverse associazioni studentesche e componenti della sinistra hanno manifestato scetticismo verso la linea adottata dalla CGIL.

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