Il governo introduce un fondo di perequazione e rinnova i contratti per ridurre il divario salariale negli enti locali, garantendo aumenti e arretrati ai dipendenti pubblici.
Importanti novità sono in arrivo per i dipendenti pubblici degli enti locali italiani. I lavoratori potranno beneficiare di arretrati fino a 2.500 euro e incrementi mensili aggiuntivi che, a regime, toccheranno i 280 euro.
Fondo di perequazione per riequilibrare le retribuzioni negli enti locali
La strategia governativa si fonda innanzitutto sull’istituzione di un fondo di perequazione destinato a supportare gli enti locali con bilanci più fragili e a ridurre il divario salariale, noto come “spread retributivo”, esistente tra dipendenti delle amministrazioni centrali e quelli degli enti territoriali. Questo fondo, che dovrebbe essere finanziato con uno stanziamento compreso tra i 100 e i 150 milioni di euro da inserire nella Legge di Bilancio 2026, rappresenta un passo decisivo per colmare un gap che da tempo penalizza il personale degli enti locali.
Parallelamente all’istituzione del fondo, il governo ha accelerato il percorso di rinnovo del contratto collettivo nazionale per le funzioni locali. L’obiettivo è chiudere il contratto 2022-2024 e aprire senza soluzione di continuità la nuova fase contrattuale 2025-2027, un fatto senza precedenti nel pubblico impiego italiano. Questo doppio rinnovo consecutivo mira a garantire continuità e tempestività negli aumenti salariali, superando anni di blocco e incertezza.

Le previsioni indicano che i lavoratori potranno ricevere arretrati medi di circa 2.500 euro riferiti agli anni coperti dal contratto precedente. Gli incrementi lordi mensili seguiranno una progressione graduale: 190 euro nel 2025, 230 euro nel 2026 e fino a 280 euro nel 2027 a regime. Questi aumenti saranno integrati da maggiori premi di produttività, facilitati dall’accesso al fondo di perequazione e dalle nuove disposizioni sul salario accessorio.
Le organizzazioni sindacali mostrano posizioni articolate: la Cisl Fp spinge per una rapida chiusura della trattativa e per ulteriori risorse nella Legge di Bilancio 2026, mentre Cgil e Uil chiedono stanziamenti più consistenti al fine di un allineamento più efficace degli stipendi degli enti locali con quelli nazionali, mantenendo aperto il confronto con il governo.