Cartolarizzazione: la cessione di grandi pacchetti di crediti per aumentare la liquidità degli istituti

cartolarizzazione: la cessione di grandi pacchetti di crediti per aumentare la liquidità degli istituti

La cartolarizzazione è una pratica finanziaria che permette agli istituti di credito di aumentare la propria liquidità mediante la cessione di grandi pacchetti di crediti. Questa operazione consente alle banche di trasferire i crediti verso terzi investitori, riducendo così il rischio di insolvenza e liberando risorse finanziarie per nuove operazioni di prestito.

La cartolarizzazione è stata introdotta in Italia nel 1999 con la legge n. 130, che ha recepito la direttiva europea 77/388/CEE. Successivamente, nel 2006, è stata emanata la legge n. 248, che ha apportato alcune modifiche al regime normativo della cartolarizzazione. Attualmente, la disciplina della cartolarizzazione è contenuta nel Testo Unico Bancario (TUB), all’articolo 58-bis.

La cartolarizzazione può riguardare diversi tipi di crediti, come ad esempio mutui ipotecari, prestiti personali, crediti commerciali e crediti verso la Pubblica Amministrazione. I crediti vengono raggruppati in un unico pacchetto, detto “pool”, che viene poi ceduto a un veicolo di cartolarizzazione, solitamente una società veicolo (SPV) appositamente costituita.

La società veicolo emette titoli di cartolarizzazione, detti “obbligazioni”, che vengono acquistati dagli investitori. Il ricavato della vendita delle obbligazioni viene utilizzato per pagare il prezzo di acquisto dei crediti ceduti dalla banca. Gli investitori, a loro volta, ricevono i flussi di cassa generati dai crediti ceduti, sotto forma di interessi e ammortamenti.

La cartolarizzazione presenta diversi vantaggi per gli istituti di credito. Innanzitutto, consente di liberare risorse finanziarie che possono essere utilizzate per nuove operazioni di prestito, favorendo così l’attività economica. Inoltre, la cessione dei crediti riduce il rischio di insolvenza per le banche, in quanto i crediti vengono trasferiti verso terzi investitori. Infine, la cartolarizzazione permette alle banche di diversificare il proprio portafoglio di crediti, riducendo così l’esposizione a specifici rischi.

Tuttavia, la cartolarizzazione presenta anche alcuni rischi. Ad esempio, se i crediti ceduti si rivelano di scarsa qualità o se l’attività economica subisce una brusca contrazione, gli investitori potrebbero subire perdite. Inoltre, la cartolarizzazione può comportare costi elevati per gli istituti di credito, legati alla strutturazione delle operazioni e alla gestione dei veicoli di cartolarizzazione.

La cartolarizzazione è stata ampiamente utilizzata nel settore bancario italiano negli ultimi anni. Secondo dati della Banca d’Italia, nel 2020 sono state cartolarizzate oltre 100 miliardi di euro di crediti. Questo strumento si è rivelato particolarmente utile durante la crisi finanziaria del 2008, quando molte banche hanno avuto difficoltà a reperire liquidità sul mercato interbancario.

A parere di chi scrive, la cartolarizzazione rappresenta uno strumento importante per aumentare la liquidità degli istituti di credito e ridurre il rischio di insolvenza. Tuttavia, è necessario che questa pratica venga regolamentata in modo adeguato, al fine di garantire la trasparenza e la tutela degli investitori. Inoltre, è importante che gli istituti di credito mantengano un adeguato controllo sui crediti ceduti, al fine di evitare situazioni di eccessivo rischio.

Possiamo quindi dire che la cartolarizzazione è una pratica finanziaria che consente agli istituti di credito di aumentare la propria liquidità mediante la cessione di grandi pacchetti di crediti. Questo strumento presenta vantaggi e rischi, ma se utilizzato in modo corretto può contribuire a sostenere l’attività economica e a ridurre il rischio di insolvenza per le banche. La cartolarizzazione rappresenta quindi una soluzione interessante per gli istituti di credito che desiderano aumentare la propria liquidità e diversificare il proprio portafoglio di crediti.