Da sempre la casa è per gli italiani un simbolo, un bene che va difeso e protetto soprattutto quando è abitato ed è il centro della vita quotidiana. Anche per questo i diversi governi che si sono susseguiti si sono sempre impegnati a proteggere la proprietà privata e in particolare la prima abitazione, che fino ad oggi è stata considerata intoccabile anche dal fisco. In caso di evasione fiscale la casa dove si risiede e anche i beni di terzi vicini all’indagato erano non sequestrabili, ora le cose sembrano essere cambiate. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha infatti deliberato diversamente e ha rivoluzionato un sistema di garanzia e a tutela dei cittadini.
La Corte di Cassazione, sezione III penale, con la sentenza 34485/2025, in seguito ad un ricorso, ha stabilito che se si è indagati per evasione fiscale lo stato può confiscare, a titolo preventivo e cautelativo, la casa, anche se è l’unico immobile che si possiede. Il caso fa riferimento ad un soggetto indagato per aver emesso fatture false a cui, a fine della futura confisca, è stata sequestrata l’abitazione dove abita con la famiglia. Immediato il ricorso da parte dell’indagato che si è appellato alla norma considerata a garanzia di tutti: l’articolo 76, comma 1, lettera a), del Dpr 602/1973.
In pratica la legge vieta di confiscare la casa dove si ha la residenza, se è l’unico immobile di proprietà e non è di lusso. La Suprema Corte ha però respinto il ricorso e legittimato il sequestro e ha giustificato la decisione affermando che la norma citata sopra vale solo quando l’esecuzione fiscale, cioè quando l’agente della riscossione cerca di recuperare un debito tributario. La corte ha poi aggiunto che l’oggetto del sequestro non è il bene, ma il “profitto” generato da una condotta contraria alla legge.
Il profitto sfavorisce la tutela all’abitazione
Le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione pongono al centro della scena il profitto generato dalla violazione di legge. Lo mette in primo piano e sfavorisce in tal modo la tutela dell’abitazione, fino ad oggi garantita. La Cassazione si è appellata all’articolo 2740 del Codice civile, secondo cui una persona risponde dei propri impegni con tutti i suoi beni, presenti e futuri.

Inoltre per i reati tributari tutto è aggredibile, compresa la prima casa. Ovviamente la sentenza ha allertato l’attenzione e ha generato diverse polemiche perché va al ledere un diritto costituzionale garantito come quello dell’abitazione. La sentenza poi afferma poi un paradosso di difficile comprensione: lo Stato non può pignorarti la casa per un debito fiscale, ma può prenderla se deriva da una contestazione di natura giudiziaria.