Colloqui protetti: quando sono disposti con l’affidamento esclusivo
Quando si parla di separazione o divorzio, uno degli aspetti più delicati da affrontare è quello riguardante i figli. In particolare, quando viene stabilito l’affidamento esclusivo di un minore ad uno dei genitori, è necessario prendere in considerazione anche la questione dei colloqui protetti.
I colloqui protetti sono incontri che avvengono tra il genitore non affidatario e il figlio, sotto la supervisione di un terzo adulto. Questo terzo adulto, chiamato “supervisore”, ha il compito di garantire che il colloquio si svolga in modo sereno e rispettoso, senza arrecare alcun danno al minore.
La disposizione dei colloqui protetti è prevista quando viene stabilito l’affidamento esclusivo di un minore ad uno dei genitori. Questo tipo di affidamento si verifica quando il giudice ritiene che sia nell’interesse del bambino vivere stabilmente con uno solo dei genitori, escludendo l’altro dalla sua vita quotidiana.
La decisione di affidamento esclusivo viene presa dal giudice tenendo conto di diversi fattori, come ad esempio la capacità genitoriale, la disponibilità di tempo da dedicare al minore, la stabilità emotiva e la capacità di garantire un ambiente sicuro e sereno. Inoltre, il giudice tiene in considerazione anche il parere del minore, se quest’ultimo ha un’età adeguata per esprimere la propria opinione.
Una volta stabilito l’affidamento esclusivo, il genitore non affidatario ha il diritto di mantenere un rapporto con il figlio attraverso i colloqui protetti. Questi incontri sono fondamentali per permettere al genitore non affidatario di mantenere un legame affettivo con il minore, nonostante la sua assenza nella vita quotidiana.
I colloqui protetti possono avvenire in diversi contesti, come ad esempio presso un centro familiare o presso la casa del genitore affidatario. In ogni caso, è fondamentale che il supervisore sia presente durante tutto l’incontro, al fine di garantire che il colloquio si svolga nel rispetto dei diritti del minore e senza alcuna forma di violenza o pressione psicologica.
La durata e la frequenza dei colloqui protetti possono variare a seconda delle circostanze specifiche del caso. In alcuni casi, potrebbe essere necessario stabilire un calendario regolare di incontri, mentre in altri casi potrebbe essere sufficiente un colloquio occasionale. Spetta al giudice valutare quale sia la soluzione più adeguata per tutelare gli interessi del minore.
È importante sottolineare che i colloqui protetti non devono essere utilizzati come strumento per influenzare negativamente il minore o per creare tensioni tra i genitori. Al contrario, devono essere finalizzati a garantire un ambiente sereno e rispettoso, in cui il minore possa mantenere un rapporto sano con entrambi i genitori.
Dal punto di vista normativo, i colloqui protetti sono previsti dall’articolo 337-ter del Codice Civile italiano. Questo articolo stabilisce che, in caso di affidamento esclusivo, il genitore non affidatario ha il diritto di mantenere un rapporto con il figlio attraverso colloqui protetti, al fine di tutelare il suo diritto all’affettività e alla continuità dei rapporti familiari.
In conclusione, i colloqui protetti sono un importante strumento per garantire il mantenimento di un rapporto affettivo tra il genitore non affidatario e il figlio, quando viene stabilito l’affidamento esclusivo. Questi incontri devono avvenire sotto la supervisione di un terzo adulto, al fine di garantire il rispetto dei diritti del minore. È fondamentale che i colloqui protetti si svolgano in un ambiente sereno e rispettoso, senza alcuna forma di violenza o pressione psicologica.