Capire in anticipo certe dinamiche significa evitare blocchi, disguidi e spiacevoli controversie in un momento già complesso dal punto di vista umano ed emotivo.
I conti correnti cointestati sono una soluzione pratica che agevola coppie, soci e famiglie nella gestione del bilancio aziendale e domestico. Ma dietro a questa apparente semplicità si nascondono anche aspetti legali e burocratici che è bene conoscere, soprattutto in un momento delicato come quello della morte di uno dei titolari.
Quando si apre un conto a più nomi, si parte spesso con l’idea che “tutto sia di entrambi”. Tuttavia, le cose cambiano radicalmente nel momento in cui uno dei cointestatari viene a mancare. Non si tratta soltanto di una questione affettiva o pratica: la morte di un titolare può infatti bloccare o complicare la gestione del conto, con conseguenze anche immediate per chi resta.
Prima di capire come comportarsi in questa situazione, è utile chiarire che non tutti i conti cointestati sono uguali. Esistono infatti due modalità principali, molto diverse tra loro per diritti e responsabilità: il conto con firma disgiunta e quello con firma congiunta. La distinzione può sembrare tecnica, ma è proprio da qui che dipende il modo in cui la banca agirà in caso di decesso di uno dei titolari.
Conto cointestato con firma disgiunta: cosa accade alla morte di un titolare
Nel conto con firma disgiunta, ciascun intestatario può operare in piena autonomia. In pratica, ognuno ha la possibilità di gestire il conto senza dover chiedere il consenso all’altro: può prelevare, effettuare bonifici, versare denaro o richiedere informazioni in qualsiasi momento.

Se uno dei due titolari muore, la situazione – da un punto di vista operativo – resta inizialmente stabile. Il superstite può continuare a utilizzare il conto come prima, almeno fino a quando la banca non riceve comunicazione ufficiale del decesso. Da quel momento, però, la situazione si complica: l’istituto di credito è obbligato a bloccare temporaneamente la quota di spettanza del defunto, in attesa della successione.
Questo significa che metà delle somme (o la parte attribuita al titolare deceduto, se diversa) viene considerata appartenente all’eredità e quindi sottoposta alla procedura di successione. Solo dopo la presentazione della documentazione necessaria – come il certificato di morte, la dichiarazione di successione e l’eventuale testamento – la banca potrà sbloccare la parte spettante agli eredi legittimi.
Diverso il discorso per i conti correnti con firma congiunta. In questo caso, ogni operazione deve essere autorizzata da entrambi i titolari. Quando uno dei due muore, il conto viene bloccato immediatamente, perché manca la firma necessaria per compiere qualsiasi movimento.
Il blocco resta in vigore fino a quando non vengono completate le pratiche successorie. Solo dopo l’intervento del notaio o del giudice, e la definizione delle quote ereditarie, la banca potrà procedere allo sblocco del conto e alla redistribuzione delle somme tra il cointestatario superstite e gli eredi del defunto.
Per evitare sorprese, è importante valutare con attenzione la tipologia di conto al momento dell’apertura. Chi desidera maggiore libertà d’azione in caso di eventi imprevisti può orientarsi su un conto con firma disgiunta, che garantisce più flessibilità. Tuttavia, anche in questo caso è sempre consigliabile informare la banca e un consulente legale subito dopo un decesso, per evitare contestazioni con gli eredi.