Diritto ereditario per i conviventi di fatto: cosa dice l’ordinamento italiano

Diritto ereditario per i conviventi di fatto: cosa dice l’ordinamento italiano

Il diritto ereditario per i conviventi di fatto è un tema di grande rilevanza nell’ordinamento italiano. La convivenza di fatto, infatti, è una forma di convivenza stabile e duratura tra due persone che non sono sposate né legate da un’unione civile. In questo articolo, analizzeremo quali sono i diritti successori riconosciuti ai conviventi di fatto e quali sono le norme che regolamentano questa situazione.

Iniziamo col dire che, a differenza dei coniugi e dei partner di un’unione civile, i conviventi di fatto non godono automaticamente dei diritti successori previsti dalla legge. Infatti, secondo l’articolo 570 del codice civile, solo i parenti entro il quarto grado possono essere chiamati all’eredità in mancanza di testamento. Tuttavia, la legge prevede alcune eccezioni per i conviventi di fatto.

La prima eccezione è rappresentata dall’articolo 570 bis del codice civile, che stabilisce che il convivente di fatto ha diritto ad una quota di eredità se dimostra di aver convissuto stabilmente con il defunto per almeno due anni prima della sua morte. In questo caso, il convivente di fatto viene equiparato al coniuge superstite e ha diritto ad una quota di eredità pari a quella spettante al coniuge.

Un’altra eccezione è prevista dall’articolo 570 ter del codice civile, che prevede che il convivente di fatto abbia diritto ad una quota di eredità se dimostra di aver convissuto stabilmente con il defunto per almeno cinque anni prima della sua morte e di aver avuto con lui un figlio. Anche in questo caso, il convivente di fatto viene equiparato al coniuge superstite e ha diritto ad una quota di eredità pari a quella spettante al coniuge.

È importante sottolineare che, per poter beneficiare di queste eccezioni, il convivente di fatto deve dimostrare la convivenza stabile e duratura con il defunto. Questa dimostrazione può avvenire attraverso documenti, testimonianze o qualsiasi altro mezzo di prova ammesso dalla legge.

È altresì importante precisare che, in mancanza di testamento, il convivente di fatto non ha diritto alla quota di legittima, ossia alla quota di eredità che spetta di diritto ai parenti del defunto. La legittima è una quota di eredità che la legge riserva ai parenti più prossimi del defunto, come i figli, i genitori e i fratelli. Tuttavia, il convivente di fatto può essere designato come beneficiario di una disposizione testamentaria, ottenendo così una quota di eredità.

A parere di chi scrive, il riconoscimento dei diritti successori ai conviventi di fatto rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti delle persone che scelgono di convivere senza contrarre matrimonio o un’unione civile. Questo riconoscimento permette di garantire una maggiore sicurezza economica ai conviventi di fatto, che spesso si trovano in una situazione di svantaggio rispetto ai coniugi o ai partner di un’unione civile.

Possiamo quindi dire che, nonostante i conviventi di fatto non godano automaticamente dei diritti successori previsti dalla legge, l’ordinamento italiano prevede delle eccezioni che permettono loro di ottenere una quota di eredità. È importante che i conviventi di fatto siano consapevoli di questi diritti e che, in caso di necessità, si rivolgano ad un professionista del diritto per ottenere una consulenza adeguata. La tutela dei diritti successori dei conviventi di fatto è un tema di grande importanza e merita di essere approfondito e diffuso.