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Le procedure per l’invio telematico dei certificati medici non rispettano la normativa

“Infine” – prosegue Lisi –  “nulla è stato spiegato sulle regole di conservazione di questi documenti “firmati” che dovrebbero essere custoditi nel tempo, con i relativi metadati, i quali consentirebbero nel tempo la verifica della firma elettronica del medico. Si è detto semplicisticamente che i documenti firmati verrebbero garantiti dai sistemi informativi dell’INPS! Ma in questo modo si ammette candidamente che si sta violando proprio la normativa primaria, perché non si è sviluppato il sistema di conservazione digitale a norma di questi documenti informatici, come previsto dall’art. 44 del CAD.

Chi è il Responsabile della Conservazione digitale nell’INPS? E’ stato nominato un Responsabile della Conservazione sostitutiva nazionale, forse? E’ chi è a svolgere tale delicata funzione? I medici e i lavoratori, in quanto titolari e diretti interessati di questi documenti, non hanno forse diritto di sapere se si stanno rispettando le regole della conservazione digitale previste dalla legge?”.

Conclude l’avv. Lisi osservando che “andando avanti con queste semplificazioni giuridiche stiamo non solo sgretolando regole fondamentali del diritto dell’informatica, ma soprattutto stiamo riducendo, sino a cancellarle, le garanzie fondamentali dei cittadini di ricevere documenti autentici e validi giuridicamente. Sono certo dell’interesse e dell’entusiasmo del Dipartimento per la pubblica amministrazione e l’innovazione verso l’utilizzo delle tecnologie digitali ai fini della semplificazione amministrative e per favorire un processo di trasparenza nei confronti del cittadino, ma occorre procedere con attenzione e garantendo la certezza del diritto”.