Pensione di reversibilità: quando alla vedova spetta il 100% dell’assegno

Non sempre la vedova riceve l’intera pensione del coniuge scomparso: ecco in quali casi l’INPS riconosce il 100% dell’assegno di reversibilità.

Con la perdita del coniuge, oltre al dolore umano, arrivano spesso anche domande di carattere pratico: che fine fa la pensione del marito o della moglie scomparsa? Spetta qualcosa al coniuge superstite? E, soprattutto, in quali casi l’INPS riconosce l’intero importo dell’assegno, cioè il 100% della pensione del defunto?

La pensione di reversibilità è una forma di tutela economica pensata proprio per questo: garantire un sostegno a chi resta, quando il titolare della pensione viene a mancare. Ma, come spesso accade con le norme previdenziali, non tutti i casi sono uguali. L’importo può infatti variare in base a diversi fattori: la presenza di figli, la situazione reddituale, eventuali divorzi o separazioni, e perfino la convivenza.

Capire quando spetta la pensione intera è fondamentale per evitare sorprese. Non basta essere “vedova” o “vedovo” per ottenere automaticamente il 100% dell’assegno: la percentuale dipende da regole precise stabilite dall’INPS.

Cos’è la pensione di reversibilità e a chi spetta

La pensione di reversibilità è una prestazione economica che l’INPS eroga ai familiari di un pensionato deceduto. Se invece la persona non era ancora in pensione ma aveva versato contributi, si parla di pensione indiretta.
In entrambi i casi, l’obiettivo è lo stesso: garantire continuità di reddito ai superstiti, cioè a chi dipendeva economicamente dal defunto.

Pensione di reversibilità vedova
Quanto spetta alla vedova nella pensione direversibilità? – diritto

Ne hanno diritto:

  • il coniuge (anche separato o divorziato, se riceve un assegno di mantenimento);
  • i figli minorenni, disabili, studenti o universitari fino a 26 anni;
  • in mancanza di coniuge e figli, anche genitori, fratelli, sorelle o nipoti a carico e non autosufficienti.

L’importo spettante a ciascuno è calcolato come una percentuale della pensione originaria del defunto, ma non tutti ricevono la stessa quota. Il caso più comune è quello della vedova senza figli: in questa situazione, la reversibilità è pari al 60% dell’assegno del coniuge scomparso. Se invece è presente un figlio a carico, la percentuale sale all’80%. Solo in una condizione specifica la vedova (o il vedovo) può percepire il 100% della pensione: quando sono presenti due o più figli a carico che abbiano diritto alla prestazione.

In altre parole, il 100% non si riferisce solo al coniuge superstite, ma è una quota complessiva che viene ripartita tra tutti i beneficiari (ad esempio, la madre e i figli). Se non ci sono figli, l’importo resta al 60%. Un’altra ipotesi in cui l’INPS eroga l’intero importo riguarda i casi in cui ci siano tre o più figli aventi diritto (nel caso di figli disabili o studenti universitari che pesano sul bilancio familiare), ma senza coniuge superstite: in tal caso, l’assegno del 100% viene suddiviso tra loro in parti uguali.

Ottenere la reversibilità non significa sempre ricevere la somma piena. L’INPS tiene conto anche del reddito personale del beneficiario. Se la vedova o il vedovo percepisce altri redditi (stipendio, rendite, pensioni proprie), l’importo della reversibilità può essere ridotto fino a un massimo del 50%.

Tuttavia, questa riduzione non si applica se tra i familiari che beneficiano dell’assegno ci sono figli minori, disabili o studenti, proprio per evitare di penalizzare i nuclei familiari più fragili. Infine, l’INPS valuta anche il rapporto economico e affettivo tra il pensionato e il superstite. È considerato “a carico” chi, al momento del decesso, viveva stabilmente con il defunto e dipendeva dal suo reddito. La convivenza è un elemento che rafforza il diritto alla reversibilità, soprattutto nei casi di figli, nipoti o genitori.

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