Abruzzo: Legittimo pubblicare le intercettazioni, ma va assicurato il diritto preventivo di difesa
"Legittimo pubblicare le intercettazioni che consentono di far luce sui retroscena
delle scalate bancarie e societarie, ma va assicurato il diritto preventivo di difesa ai protagonisti delle intercettazioni"
Milano, 4 gennaio 2006. "Il Parlamento intervenga con urgenza sulla questione delle intercettazioni telefoniche": lo ha affermato ieri il presidente del Senato, Marcello Pera, che ha aggiunto: ”Il problema delle intercettazioni telefoniche è sempre più grave e allarmante. Inutile accusare i giornali: tutti i giornalisti, in tutto il mondo, se hanno notizie, le pubblicano, come e quando ritengono di loro convenienza. E di scarsa utilità prendersela con la magistratura: le trascrizioni escono dagli uffici delle procure o del gip o della polizia giudiziaria o degli avvocati o di chi le trascrive, e mai nessuna indagine o ispezione ha trovato qualche responsabile. Se oltre 100mila utenze telefoniche di cittadini italiani sono sotto controllo (con un costo di oltre 300 milioni di euro), e quindi, per moltiplicazione, se un numero enorme di conversazioni sono intercettate, il problema sta nella normativa”.
D’accordo con il presidente Pera si è dichiarato Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia: "E’ legittimo pubblicare le intercettazioni che consentono di far luce sui retroscena delle scalate bancarie e societarie, ma va assicurato il diritto preventivo di difesa ai protagonisti delle intercettazioni. Il rispetto del diritto di difesa significa soprattutto rispetto della dignità delle persone, che sono estranee alle inchieste penali, ma anche di chi vi è coinvolto sul presupposto che un’informazione di garanzia non è una condanna definitiva e che la presunzione di innocenza è un valore costituzionale. Il problema è davvero la normativa, che oggi consente intercettazioni a grappolo".
"Dietro le scalate bancarie e societarie – ha precisato Abruzzo – si nascondono lotte di potere che possono sconvolgere gli equilibri politici del Paese. E’ giusto che i cittadini sappiano. I giornalisti hanno il dovere e l’obbligo di accertare i fatti e di non pubblicare notizie del diavolo, ma soprattutto di non combattere guerre per conto terzi. I cronisti, comunque, non sono custodi del segreto istruttorio: questo compito spetta ad altri soggetti (pubblici)".
Abruzzo ha aggiunto: "Mi auguro che il Parlamento intervenga soltanto sulla normativa delle intercettazioni e che non riprenda l’esame dei 14 articoli del disegno di legge (varato dal Governo il 9 settembre 2005 ed all’esame del Senato) sulle "Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità negli atti del fascicolo del pubblico ministero e del difensore". Quei 14 articoli, una volta diventati legge, decreterebbero la fine della cronaca giudiziaria. Si tornerebbe alla legislazione del 1930: verrebbe, infatti introdotto il divieto di pubblicazione ‘anche parziale o per riassunto o nel contenuto, di atti di indagine preliminare, nonché di quanto acquisito al fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare… E’ in ogni caso vietata la pubblicazione anche parziale o per riassunto della documentazione, degli atti e dei contenuti relativi a conversazioni o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche di cui sia stata ordinata la distruzione’. Con queste clausole in vigore, i quotidiani non avrebbero potuto pubblicare le conversazioni telefoniche (intercettate dalla polizia giudiziaria) tra il Governatore di Bankitalia Fazio e il banchiere Fiorani".