La Teoria dell’etichettamento in criminologia è un approccio che si concentra sul modo in cui la società etichetta e classifica gli individui come criminali. Questa teoria sostiene che l’etichettatura di una persona come criminale può influenzare il suo comportamento e la sua identità, portandola a conformarsi alle aspettative negative che la società ha nei confronti dei criminali. Questo articolo esplorerà le origini, gli sviluppi e le critiche della Teoria dell’etichettamento in criminologia, fornendo al lettore una panoramica completa di questo approccio.
La Teoria dell’etichettamento in criminologia ha le sue radici negli anni ’60, quando sociologi come Howard Becker e Edwin Lemert iniziarono a studiare il processo di etichettatura dei criminali. Questi studiosi sostenevano che l’etichettatura di una persona come criminale potesse avere conseguenze negative sulla sua vita, portandola ad essere emarginata dalla società e ad essere trattata come un criminale anche dopo aver scontato la pena. Secondo la Teoria dell’etichettamento, l’etichetta di criminale può diventare una parte integrante dell’identità di una persona, influenzando il suo comportamento futuro.
Negli anni successivi, la Teoria dell’etichettamento in criminologia ha subito diversi sviluppi. Alcuni studiosi hanno approfondito il concetto di etichettatura, sostenendo che l’etichetta di criminale può essere applicata in modo selettivo da parte delle istituzioni di controllo sociale, come la polizia e il sistema giudiziario. Questo significa che alcune persone possono essere etichettate come criminali a causa di caratteristiche personali, come l’aspetto fisico o l’appartenenza a determinati gruppi sociali, piuttosto che per il loro effettivo coinvolgimento in attività criminali. Questa prospettiva critica ha portato alla nascita di una branca della Teoria dell’etichettamento chiamata “Teoria critica dell’etichettamento”.
La Teoria dell’etichettamento in criminologia ha ricevuto anche diverse critiche. Alcuni studiosi sostengono che questa teoria non tenga conto del fatto che alcune persone possono effettivamente essere coinvolte in attività criminali e che l’etichettatura di una persona come criminale può essere giustificata. Inoltre, alcuni critici sostengono che la Teoria dell’etichettamento non fornisca una spiegazione sufficiente per il comportamento criminale, trascurando fattori come la disuguaglianza sociale, la povertà e la mancanza di opportunità che possono contribuire al crimine.
Nonostante le critiche, la Teoria dell’etichettamento in criminologia ha avuto un impatto significativo sulla comprensione del comportamento criminale. Questo approccio ha evidenziato l’importanza del contesto sociale e delle interazioni tra individui e istituzioni nel determinare il comportamento criminale. Inoltre, la Teoria dell’etichettamento ha sollevato importanti questioni sulla giustizia penale e sul modo in cui la società tratta i criminali.
In conclusione, la Teoria dell’etichettamento in criminologia è un approccio che si concentra sul modo in cui la società etichetta e classifica gli individui come criminali. Questa teoria sostiene che l’etichettatura di una persona come criminale può influenzare il suo comportamento e la sua identità, portandola a conformarsi alle aspettative negative che la società ha nei confronti dei criminali. Nonostante le critiche, la Teoria dell’etichettamento ha contribuito a una maggiore comprensione del comportamento criminale e ha sollevato importanti questioni sulla giustizia penale. Altresì, è importante considerare che il crimine è un fenomeno complesso che può essere influenzato da una serie di fattori, tra cui la disuguaglianza sociale, la povertà e la mancanza di opportunità.