Reclamo TIM, come farsi prendere sul serio

Di fronte a un ritardo nell’attivazione, a una voce in bolletta che non riconosciamo o a un qualunque disservizio, la reazione di tutti è quella di chiamare il 187 (o il 191) per fare un reclamo o, per i più arrabbiati, googlare ‘reclamo TIM’ in cerca di una soluzione più incisiva.

La telefonata al servizio clienti è sicuramente utile e conviene sempre iniziare da lì, specie se si tratta di un problema tecnico o amministrativo ‘evidente’ che così viene immediatamente segnalato a chi può sistemarlo ma, nei casi in cui la situazione sia più complessa e sfugga all’autonomia decisionale dell’operatore, non basta.

Come sfuggire quindi all’evanescenza del reclamo fatto ‘a parole’, del quale non resterà alcuna traccia anche se si hanno tutte le ragioni del mondo dalla propria parte? Ovviamente, formalizzando il tutto anche per iscritto.

La Carta dei servizi sottoscritta da TIM prevede che il Reclamo TIM sia inviato in due modalità dal sapore decisamente ‘vintage’: a mezzo fax o mediante lettera. Aggiungiamo noi per esperienza diretta la possibilità di inviare un’email e perfino una PEC all’indirizzo che, potendo variare nel tempo, consigliamo di chiedere al Servizio clienti nel corso della telefonata di segnalazione di cui dicevamo prima.

Senza una prova tangibile dell’avvenuto reclamo sarà molto difficile far valere le proprie ragioni nell’eventualità in cui si debba ricorrere al tentativo obbligatorio di conciliazione o all’Autorità giudiziaria.

Oltre ad avere giustizia, la data certa del Reclamo TIM sarà utile per calcolare esattamente l’indennizzo spettante: non tutti sanno che, specialmente nel caso delle connessioni a Internet, a seconda della natura del problema sono previsti degli indennizzi che possono arrivare a sfiorare i 200 Euro.

La procedura di conciliazione presso un centro ADR o presso il CoReCom non prevede l’assistenza di un avvocato e l’udienza si svolge interamente online mediante una videochiamata nel giorno e all’ora comunicato con grande anticipo.