Chiunque abbia investito in FTX può giustamente sentire il sangue gelare nelle vene da quando la nota piattaforma di scambio di criptovalute ha dichiarato bancarotta e da più parti si sente parlare di una presunta truffa FTX dalle dimensioni colossali.
E’ risaputo come quello delle criptovalute sia un àmbito rischioso infatti, non solo per la mancanza di una riserva di valore corrispondente ad almeno una parte della valuta circolante come avviene per le monete ‘fiat’ tradizionali ma anche perché quello delle criptovalute è un àmbito soggetto alle legislazioni di Paesi lontani e più orientate alla loro tutela che a quella dei consumatori. Pare ad esempio che, anche quando si sia cercato di disciplinarlo negli Stati Uniti, la normativa sia stata influenzata dall’azione dei lobbisti sui legislatori, difficilmente quindi a favore degli utenti…
Il risultato tangibile è che, nel caso di FTX, la legislazione applicabile a tutela dei clienti è quella delle Bahamas, l’ex colonia britannica al largo dell’America centrale che non brilla particolarmente per trasparenza nel settore bancario; e che finché non sia dimostrata l’intenzionalità nella perdita dei soldi dei clienti della piattaforma, non si configurerà alcun reato e quindi nessun obbligo risarcitorio. Il principio è sempre quello dell’innocenza fino a prova contraria.
Alcuni parlano di un ammanco (ufficiale) di 2 miliardi di Dollari US, altri di circa 10 miliardi di Dollari US, e la partenza del fondatore e amministratore per le Bahamas guarda caso, se confermata, non lascerebbe presagire nulla di buono. Ricordiamo tra l’altro che Il prelievo e il trasferimento dei fondi depositati sulla piattaforma è stato bloccato.
Per i cittadini italiani, riteniamo Banca d’Italia difficilmente interverrà nel caso di una truffa FTX avendo sempre tenuto una linea ‘di sistema’ in totale antitesi con i concetti alla base delle criptovalute e della blockchain, anche recentemente quando ha parlato di: ‘alcune cripto-attività completamente prive di valore intrinseco (…) non sono assistite da alcun diritto di rimborso e (…) in via generale, non possono essere considerate idonee a svolgere una funzione di pagamento o di investimento in virtù della loro natura altamente rischiosa’.
A parere di chi scrive, nel caso venisse confermata la presunta truffa FTX, l’unica speranza al momento è quindi affidata alle indagini gli inquirenti statunitensi. Qualora accertassero movimenti illeciti di fondi, si aprirebbe quindi la possibilità di un risarcimento attraverso i fondi ancora presenti e che, a detta della piattaforma stessa, sarebbero tutti, fino all’ultimo centesimo.
Se si ha ancora accesso al proprio account, potrebbe essere utile una stampata della pagina da cui risulti il saldo e/o i movimenti, firmata da due persone che in futuro possano assumersi la responsabilità di testimoniare che quel documento rispecchia fedelmente la schermata a video.
Photo credit, FTX homepage on nov 14, 2022