Quello che non dicono sull’Autonomia differenziata

Pensi davvero che l’autonomia differenziata porterà all’indipendenza delle regioni del Nord e che ne migliorerà la qualità della vita?

Sentendo parlare di autonomia differenziata verrebbe istintivamente da pensare che la Lega stia riuscendo in qualche modo, anche se con decenni di ritardo sulle promesse, a completare il progetto di secessione e indipendenza delle regioni del Nord dando loro finalmente quei poteri di autodeterminazione che le rendano libere di legiferare a proprio piacimento. Peccato che, a ben guardare, è addirittura l’opposto, e a dirlo non sono io ma lo stesso Umberto Bossi in più occasioni.

Il ragionamento (che condivido) del ‘Senatur’ è semplice: o l’indipendenza, come è stata sempre sbandierata, viene conquistata alla vecchia cruda maniera, ma mi sembra improbabile visti i trattori ‘armati’ di finti cannoncini e il breve ‘assalto’ al campanile di Piazza San Marco con cui sarebbe stata evocata la Repubblica di Venezia o la Repubblica del Nord, per la quale pare ci fossero anche le banconote pronte oppure se, come sembra più probabile, l’autonomia consiste nella facoltà (1) di regolare solo determinati àmbiti, (2) entro precisi limiti stabiliti dal Parlamento che concede quella autonomia e, soprattutto, (3) sempre e purché esercitata nel rispetto di tutte le fonti del diritto sovraordinate a quelle regionali ossia leggi nazionali, normative europee e la nostra Costituzione, si capisce bene che si tratta di un’autonomia molto diversa da quella sbandierata con l’idea di secessione. E i primi fregati sono proprio i leghisti storici. 

Ma allora, l’autonomia differenziata è quindi una non-riforma della quale non curarsi?
Assolutamente No! 

E’ una riforma comunque estremamente insidiosa che, se passerà, sfascerà l’Italia e numerosi diritti fondamentali degli italiani, creando un Paese a due o più velocità con qualità della vita e opportunità estremamente diverse a seconda di dove si nasca!

Facciamo un esempio semplice: mettiamo che l’altra anima della Lega, non quella dura e secessionista ma quella che abbiamo conosciuto ad esempio in Lombardia dal fu Presidente Roberto Maroni in poi in tema di sanità, possa gestire in futuro non solo le risorse che già la regione gestisce ma anche quelle che con l’autonomia differenziata resteranno sul posto non venendo più versate nelle casse dello Stato per aiutare le regioni ‘più povere’.

Si potrebbe quindi verificare la paradossale situazione in cui le regioni più ricche si troverebbero sì con molte più risorse in cassa ma non necessariamente vincolate a uno specifico e meritevole obbiettivo, come quello di ridurre i tempi di attesa o innalzare il livello qualitativo del servizio sanitario pubblico, e comunque con ampio margine nel decidere in quali progetti investire. Così potrebbe sorgere un altro ospedale astronave in Fiera.

Questo potrebbe accadere perché i LEP, ossia i Livelli Essenziali delle Prestazioni, nonostante siano previsti nell’autonomia differenziata, imporranno pure dei minimi di miglioramento ma di certo senza entrare nel dettaglio del come, entro una soglia minima che per non mettere in imbarazzo nessuno tenga conto della complessità e delle resistenze a ogni tentativo di innovazione nella macchina pubblica, che resterà sempre più ferma al palo rispetto al privato e, secondo me, se restiamo in àmbito sanitario, in una misura tale da non ledere l’ecosistema della sanità privata che così generosamente ha investito e si è sviluppata per sopperire alle carenze della sanità pubblica.

Sarà così che, nelle regioni più svantaggiate, dove i Livelli Essenziali delle Prestazioni già oggi a malapena raggiungono la sufficienza nonostante la trasfusione di risorse dalle casse del Nord prima e dello Stato poi, costringendo i residenti a trasferirsi in altre regioni per ricevere migliori cure, la situazione non potrà che peggiorare diventando terra di conquista per quei privati che al Nord fanno e faranno grandi guadagni e avranno di che investire conquistando nuove quote di mercato al Sud.

Inoltre, al Nord, avendo già bruciato la fantasiosa carta dei Giochi invernali a Milano e qualche opera faraonica e fallimentare di cui non si sentiva il bisogno, come il pozzo senza fondo della BreBeMi, torneranno in auge anche i progetti più strampalati, affidati magari a imprese estere o in odore di mafia, che nulla lasceranno sul territorio se non dei monumenti all’ingordigia di qualche politico affarista.

Per approfondimenti: L’autonomia delle regioni a statuto ordinario e Il diritto alla salute nell’articolo 32 della Costituzione italiana

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Photo credit, Cartina geografica dei militanti Lega Nord anni ’90