Il salario minimo legale è uno strumento normativo con il quale un Paese fissa per legge l’ammontare minimo della retribuzione oraria che i datori di lavoro sono tenuti a corrispondere ai propri dipendenti.
Si tratta di una misura finalizzata a garantire un livello salariale al di sotto del quale nessun lavoratore dipendente può scendere e, stabilendo una soglia minima retributiva, il salario minimo legale mira ad assicurare a tutti i lavoratori un reddito dignitoso in grado di soddisfare quantomeno i propri bisogni essenziali.
L’introduzione di questo istituto risale alla metà degli anni ’30 negli Stati Uniti, tra i primi Paesi a dotarsi di una normativa in tal senso, per rispondere alle condizioni di sfruttamento lavorativo che caratterizzavano soprattutto i settori ad alta intensità di manodopera, e da allora molti Paesi hanno introdotto e regolamentato il salario minimo al fine di proteggere le fasce più vulnerabili dei lavoratori da forme di paga troppo basse e non eque.
L’importo del salario minimo viene aggiornato periodicamente sulla base di indicatori specifici come l’inflazione e l’andamento dei redditi del Paese in cui è vigente al fine di mantenerne costante il potere d’acquisto nel tempo, ed è questa la ragione per cui l’ammontare definito come salario minimo legale varia notevolmente da un Paese all’altro riflettendo il diverso costo della vita ma anche altri fattori economici e sociali locali.
Si noti che, a oggi, la maggior parte dei Paesi industrializzati si è dotata di normative sul salario minimo, per fare un esempio nell’Unione Europea sono 22 su 27 i Paesi membri che lo hanno già regolamentato utilizzando una serie di criteri per definire l’importo del salario minimo legale sul loro territorio, pertanto il risultato finale riflette una valutazione compiuta a livello politico ed economico sulla base di parametri oggettivi e del dialogo sociale come:
- l’indice dei prezzi al consumo, valutando l’inflazione per assicurare che il salario minimo consenta di acquistare beni e servizi essenziali nel tempo;
- l’andamento del PIL (Prodotto Interno Lordo) in modo che il livello minimo di retribuzione sia proporzionato alla ricchezza prodotta dal Paese;
- le retribuzioni medie e negoziate dai contratti collettivi in modo da collocarsi in una posizione coerente con i livelli retributivi medi nel mercato del lavoro;
- i livelli salariali dei Paesi limitrofi al fine di evitare squilibri competitivi tra le economie e il fenomeno del cosiddetto Dumping salariale.
Laddove in vigore, se a un lavoratore venisse offerto un salario inferiore al salario minimo legale, potrebbe e dovrebbe segnalare alle autorità competenti la violazione del proprio diritto a una retribuzione dignitosa, affinché venga avviata un’indagine e vengano presi provvedimenti nei confronti dell’azienda.
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