A quanti anni si va in pensione in Italia?

A seguito della Riforma Fornero, l’età pensionabile in Italia dipende da diversi fattori, tra cui la data di nascita, il sesso, il tipo di lavoro svolto e le eventuali contribuzioni versate. Attualmente, l’età pensionabile per la vecchiaia in Italia è di 67 anni per entrambi i sessi, ma esistono alcune eccezioni.

Ad esempio, per alcune categorie di lavoratori, come i dipendenti pubblici e i lavoratori precoci, è possibile accedere alla pensione con requisiti di età e di contribuzione più favorevoli. Inoltre, è possibile richiedere la pensione anticipata a partire dai 62 anni di età, ma con una riduzione dell’importo pensionistico.

In ogni caso, le normative previdenziali italiane sono soggette a continui cambiamenti e riforme, per cui è sempre consigliabile verificare la situazione attuale presso gli enti preposti, come l’INPS.

Quali lavoratori vanno in pensione prima?

Esistono alcune categorie di lavoratori che possono andare in pensione prima rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria. Ecco alcuni esempi:

Lavoratori precoci: coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni e hanno maturato almeno 41 anni di contributi possono accedere alla pensione di vecchiaia a 62 anni per le donne e 63 anni per gli uomini.

Lavoratori gravosi: coloro che svolgono lavori considerati particolarmente gravosi, come ad esempio i minatori, i lavoratori del mare o gli addetti ai turni notturni, possono accedere alla pensione di vecchiaia con requisiti di età e contribuzione ridotti.

Dipendenti pubblici: i dipendenti della pubblica amministrazione possono accedere alla pensione anticipata con requisiti di età e contribuzione ridotti rispetto ai lavoratori del settore privato.

Professionisti: i professionisti iscritti a specifiche casse di previdenza possono accedere alla pensione con requisiti di età e contribuzione differenziati.

E’ importante sottolineare ancora una volta che le regole per accedere alla pensione anticipata sono soggette a frequenti modifiche e revisioni da parte del governo, per cui è sempre opportuno verificare la situazione attuale presso gli enti preposti, come l’INPS.

In cosa consiste la Riforma Fornero?

La Riforma Fornero è una riforma pensionistica varata in Italia nel 2011 durante il governo Monti, con Elsa Fornero in qualità di Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. La riforma prevede una serie di misure volte a rendere più sostenibile il sistema previdenziale italiano, in un contesto di crescente invecchiamento della popolazione e di difficoltà economiche del Paese.

Tra le principali novità introdotte dalla Riforma Fornero, si possono citare:

L’aumento dell’età pensionabile: l’età pensionabile per la vecchiaia è stata portata a 67 anni per entrambi i sessi, con una graduale applicazione a partire dal 2012.

L’introduzione della pensione di garanzia: la riforma ha introdotto la cosiddetta “pensione di garanzia”, una prestazione a favore dei lavoratori che, pur avendo maturato il diritto alla pensione, non hanno ancora raggiunto l’età pensionabile. La pensione di garanzia è stata poi abolita nel 2015.

La riduzione delle pensioni di anzianità: le pensioni di anzianità sono state progressivamente ridotte, con l’obiettivo di disincentivare il pensionamento anticipato e di favorire la permanenza dei lavoratori in attività.

L’introduzione della contribuzione figurativa: la riforma ha introdotto la possibilità di riscattare i periodi di lavoro non coperti da contribuzione, mediante il pagamento di un contributo figurativo.

La Riforma Fornero ha suscitato polemiche e contestazioni da parte di diverse categorie di lavoratori, soprattutto per quanto riguarda l’aumento dell’età pensionabile. Tuttavia, secondo gli esperti, le misure introdotte dalla riforma sono state necessarie per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale italiano nel lungo periodo.

Per approfondimenti, rimandiamo alla lettura dei nostri articoli in tema di pensione!

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