Ogni attività umana implica un certo margine d’errore come Seneca del resto già aveva raccolto nel famoso ‘Errare humanum est’ applicabile anche oggi nell’ambito della più sofisticata professione medica dove, al dolore provocato colpevolmente al paziente seguono, quasi sempre, gli strascichi di una denuncia per negligenza medica.
Dalla diagnosi iniziale, al successivo trattamento che si vorrebbe risolutivo del problema di salute riscontrato, l’errore è in agguato a ogni singolo passo ma, è bene precisare, qui prenderemo in considerazione solo quelle ipotesi che configurino ‘negligenza medica‘ in senso stretto.
Con questo termine, in àmbito giuridico, si intende infatti una delle fattispecie costituenti la colpa di un soggetto accanto all’imperizia e all’imprudenza.
Distinta dal dolo, che è caratterizzato dall’espressa volontà di realizzare l’evento dannoso, la negligenza consiste alternativamente nel compiere, o non mettere in atto, quei comportamenti dovuti in virtù di specifiche linee guida così come dal semplice buon senso, ovviamente da valutare sempre nello specifico contesto e riferito alla formazione del soggetto sospettato di negligenza.
Abbiamo già trattato l’esclusione della responsabilità del medico nel caso in cui sia il paziente a comunicargli una situazione non veritiera.
Fuori da questa ipotesi, una delle ipotesi più frequenti di denuncia per negligenza medica si verifica a seguito di una diagnosi sbagliata che, anziché attivare le cure del caso, le ritardino o addirittura le escludano con il risultato dell’ovvio aggravamento delle condizioni di salute del paziente o, nel caso limite, del suo decesso. Altrettanto, purtroppo, non infrequenti sono gli errori durante un intervento chirurgico.
La negligenza medica non provoca infatti solo lesioni ma anche la morte, e con esse conseguenze negative a cascata anche sui familiari coinvolti e sono questi ultimi, così come il paziente, ad avere la legittimazione attiva all’avvio del procedimento giudiziario volto anzitutto all’accertamento del nesso causale tra quanto fatto, o non fatto, dal medico in relazione alla situazione portata alla sua attenzione per ottenere la condanna penale e, in ogni caso, al risarcimento dei danni conseguenti le mancate cure.
Presupposto fondamentale del nostro ordinamento giuridico, in particolar modo in sede civile, è che ‘chiunque voglia far valere in giudizio un proprio diritto, deve provare i fatti che ne costituiscono fondamento’. E’ in questo contesto che una denuncia per negligenza medica può aiutare ad accertare l’accaduto ottenendo tempestivamente, ad esmepio, il sequestro delle attrezzature di una sala operatoria, oppure i referti, e tutto quanto sia indifferibile acquisire prima che gli elementi di prova vadano anche involontariamente persi.
Senza poter provare il nesso causale tra il fatto (o l’omissione) e il danno, ogni denuncia per negligenza medica non porterà alla condanna penale del medico negligente e comprometterà ogni richiesta di risarcimento danni a cui sarebbe tenuta, oltre che il medico per tramite dell’assicurazione professionale obbligatoria per queste evenienze, anche la struttura sanitaria in cui questo operi e sia incardinato in virtù della prevista responsabilità solidale.
Bisognerà quindi valutare con un legale specializzato in malasanità la via migliore per ottenere giustizia, e ristoro, dell’ingiustizia subita oltre che il giusto risarcimento dei danni che al paziente e ai suoi familiari siano stati causati.
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Per approfondimento:
La pagina di Wikipedia dedicata alla voce: Malasanità
La pagina di Wikipedia dedicata alla voce: Colpa, in diritto
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