Come scegliere l’Avvocato per problemi familiari

Quanto segue non vale esclusivamente per chi stia scegliendo un avvocato per problemi familiari e non deve assolutamente intendersi come la messa in discussione aprioristica e generalizzata delle competenze che, per potersi fregiare del titolo di ‘Avvocato’, il professionista possiede di sicuro.

E’ però altrettanto evidente che non tutte le questioni di carattere legale per le quali ci si debba affidare a un legale hanno lo stesso impatto potenziale sulla vita dell’assistito: una azione per negligenza medica non è come una bolletta dell’acqua prescritta per cui porsi (ed eventualmente porre) queste domande appare non solo lecito ma anche saggio.

  1. Da quanto esercita?
    L’età anagrafica può trarre in inganno e può indispettire non poco il professionista che se la senta rivolgere ma alcuni, benché in possesso del titolo, possono aver preferito impieghi di diversa natura, magari con ruoli sempre attinenti la propria formazione giuridica ma lontano dalle aule e dalla redazione di atti. Un rapido controllo che si può fare anche autonomamente sul sito del Consiglio Nazionale Forense restituirà la data di iscrizione a quell’Ordine e, nel caso sia estremamente recente, legittima il potenziale cliente ad approfondire con l’interessato;
  2. Quali casi tratta generalmente?
    Per esercitare come Avvocato è necessaria una laurea in Giurisprudenza quinquennale, un periodo di pratica di almeno due anni presso un avvocato ‘Dominus’ e, infine il superamento di un esame di Stato che può riguardare i casi più disparati per cui, in principio, non c’è argomento sul quale un Avvocato non abbia una preparazione seppur generica e non sappia come approfondire consultando la normativa e la giurisprudenza più recenti, ciononostante, è evidente che chi tratti prevalentemente diritto societario non dovrebbe essere la prima scelta come Avvocato per problemi familiari;
  3. Quale è la sua clientela?
    All’interno di ogni macro area quali sono il diritto civile, penale, tributario, eccetera, la normativa può variare di molto a seconda che il professionista agisca nell’interesse di una società o di un privato per cui, nel caso in cui si tratti di chiedere l’affidamento esclusivo del figlio o la separazione tra conviventi, ad esempio, il professionista che assista società commerciali non sembrerebbe adeguato per questioni attinenti il Diritto di famiglia;
  4. Ha trattato casi simili?
    Nella valutazione che il cliente fa del proprio caso include spesso elementi dal forte contenuto emotivo ma del tutto irrilevanti sul piano giuridico, con la conseguenza di rivolgersi all’Avvocato convinti di dover intraprendere certe azioni sulla base di certi elementi quando, in realtà, le azioni sono altre sulla base di altri elementi. Chiedere al professionista se ha trattato casi simili sarà utile anche e soprattutto per mettere a fuoco l’azione e le corrette aspettative;
  5. Ha delle specializzazioni?
    Il Codice deontologico degli iscritti all’Ordine degli Avvocati non permette di definirsi ‘esperti’ di determinate discipline a meno che il professionista non abbia completato con successo specifici percorsi di formazione che lo legittimino nel definirsi ‘esperto’ in un determinato àmbito. Il fatto di lavorare da tutta una vita come Avvocato per problemi familiari gli conferisce sicuramente una notevole esperienza sull’argomento ma non lo legittima a definirsi ‘esperto’ se non ha conseguito una specializzazione ad hoc;
  6. Prende in considerazione un accordo stragiudiziale?
    Oggi che il tentativo di Mediazione è spesso obbligatorio prima di poter avviare un’azione, la domanda può sembrare superata ma non sempre ‘fare causa’ è la scelta vincente, nemmeno per chi ‘vince’. Al trascinarsi per anni dei contenziosi con il rischio di un errore del giudice e la pressoché certezza di un ricorso in appello del soccombente che può tenere in sospeso per altri numerosi anni la vicenda che potrebbe concludersi con la ‘certificazione’ del proprio diritto ma senza trovar di che soddisfarsi o anche solo recuperare le spese sostenute, anche nella scelta dell’Avvocato per problemi familiari sarebbe opportuno orientarsi verso chi valuti tutte le opzioni possibili. A detta di chi scrive.
  7. Quali sono i tempi e i costi prevedibili?
    Al netto di eventi eccezionali che blocchino il funzionamento degli Uffici giudiziari, ogni passaggio della procedura ha tempi (minimi) stimabili, tempi variabili di stanza in stanza a seconda della città e del Giudice designato, e altrettanto costi in parte determinati in apposite tabelle, altri lasciati alla discrezione dell’Avvocato: il CU, Contributo Unico, ha un valore predeterminato ma le ore di studio e per la redazione del ricorso possono essere quantificate solo dal professionista. Altrettanto, ai termini previsti dalla legge per il deposito delle notifiche, delle memorie, delle repliche e così via sono fissati ma a seconda del carico di lavoro e/o di particolari situazioni, i tempi possono variare. Questa domanda da rivolgere (anche e non solo) all’Avvocato per problemi familiari sarà estremamente utile sia per decidere sull’opportunità dell’intraprendere l’azione ipotizzata, sia per verificare quanto il professionista abbia ‘il polso della situazione’;
  8. Collabora con associazioni a tutela di particolari categorie?
    Ultimo e importante indice di competenza, a detta di chi scrive, è il coinvolgimento diretto in associazioni volte alla tutela di specifiche categorie: a tutela dei padri separati, per le adozioni internazionali, a difesa delle vittime di violenza, e così via. Oltre a denotare una encomiabile generosità nel mettere a disposizione il proprio tempo a prezzi generalmente calmierati, questo evidenzierebbe una innegabile passione per l’argomento e approfondimenti continui con gli altrettanto cultori della materia che cooperano per la medesima associazione.

Contrariamente a quanto ritenuto dai più, il passaparola non appare essere il miglior criterio di selezione del proprio avvocato per motivi familiari a meno che non sia evidente il calzante parallelo tra i due casi.