Diritto all’oblio sanitario: cancellare il passato per ricominciare

Tra i diritti riconosciuti dalla normativa sulla Privacy c’è il cosiddetto ‘diritto all’oblio‘, ovvero la possibilità per il cittadino di richiedere la cancellazione di dati e informazioni che lo riguardano dopo che questi abbiano esaurito la loro funzione, ed il diritto all’oblio sanitario riprende il concetto per applicarlo a quegli specifici dati sensibili riconducibili alla sfera sanitaria appunto.

Nell’ambito sanitario ciò si traduce nel diritto di chiedere la cancellazione dalla cartella clinica tutti quei dati sensibili che non sono più necessari per finalità di cura e prevenzione una volta trascorsi 10 anni dalla cura o dall’ultimo accesso.

Ad esempio chi ha affrontato in passato una dipendenza da alcol o droghe, una volta lasciatosi alle spalle tali problemi, può legittimamente chiedere e ottenere la rimozione di dette informazioni sulla propria condizione di dipendente.

Anche per chi è guarito da una malattia psichiatrica è possibile, a distanza di anni, cancellare i riferimenti diagnostici se non più attuali e rilevanti. Così altrettanto potrà ottenere l’oscuramento dei dati relativi chi abbia subìto un aborto spontaneo o terapeutico.

Il diritto all’oblio sanitario è un diritto importante per ricominciare senza lo stigma che un proprio passato clinico potrebbe rappresentare, conservando solo (e solo finché saranno necessarie) le informazioni ancora necessarie per follow up e trattamenti previsti.

Oltre a tutelare la dignità della persona, il diritto all’oblio sanitario ha implicazioni pratiche e di ordine economico nel momento in cui un ex paziente voglia sottoscrivere determinati contratti. La propria condizione, benché superata, può motivare un rifiuto a contrarre dell’altra parte o la possibilità di sottoscrivere il contratto desiderato, ma a condizioni più onerose.

In alcuni casi le compagnie assicurative ad esempio possono applicare premi più elevati o addirittura rifiutare le polizze vita o salute per chi ha avuto in passato gravi patologie come il cancro.

Questa pratica discriminatoria si basa sull’utilizzo dei dati sanitari del cliente per calcolare il rischio assicurativo per cui, chi abbia avuto patologie oncologiche, viene ritenuto più a rischio di conseguenze o recidive e quindi ‘penalizzato’ con tariffe più alte…

La normativa europea e nazionale stabilisce che i dati relativi alla salute vadano utilizzati con estrema cautela, anche nel settore assicurativo, e il diritto all’oblio sanitario rimedia a situazioni di potenziale discriminazione consentendo la cancellazione delle informazioni mediche pregresse non più necessarie.

Rimandiamo per completezza anche alla lettura di: Sai di aver diritto all’oblio?