Le morti bianche, ossia gli incidenti mortali sul lavoro, rappresentano una piaga sociale che continua a mietere troppe vittime ogni anno nel nostro Paese contro la quale si dovrebbe alzare un coro unanime che al suono di ‘basta morti bianche evitabili!‘ scuota politici, sindacati e i lavoratori stessi.
Si pensi che solo nei primi 8 mesi del 2022 si sono registrati 677 decessi, una media di quasi 3 al giorno. Numeri impressionanti, dietro ai quali si celano storie di vite spezzate, famiglie distrutte e dolore inconsolabile.
Eppure, la maggior parte di queste tragedie potrebbe essere evitata se solo si rispettassero le normative sulla sicurezza sul lavoro.
Il Testo Unico in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (Decreto legislativo nr. 81 del 2008) impone precisi obblighi al datore di lavoro, come la valutazione dei rischi, l’adozione di adeguate misure di prevenzione, la formazione e informazione dei lavoratori. Norme però spesso prese sottogamba o disattese, come testimoniano le continue violazioni riscontrate dagli organi di controllo: ponteggi senza protezioni, mancanza di dispositivi di sicurezza, formazione inadeguata…
È arrivato il momento di dire basta e pretendere il pieno rispetto delle leggi esistenti, aumentando drasticamente i controlli e inasprendo pesantemente le sanzioni per le imprese inadempienti: basta lavoro killer! Basta morti bianche evitabili!
Serve una cultura della prevenzione che parta dalla formazione di datori di lavoro e lavoratori, perché la vita umana viene prima del profitto. Basta parole, basta promesse: l’Italia esca dalla vergognosa lista dei Paesi con il più alto numero di infortuni sul lavoro in Europa. L’obiettivo deve essere ‘zero morti’ perché nessuna famiglia debba più piangere un proprio caro per una morte evitabile. Prima di ogni altra priorità, viene la tutela della sicurezza e della dignità di chi lavora.
Per l’impresa e il datore di lavoro insensibile alla morte di un proprio dipendente ma sensibile alle questioni riguardanti il proprio portafogli, ricordiamo che quando si parla di violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro bisogna essere consapevoli che le possibili conseguenze per le imprese inadempienti sono tutt’altro che trascurabili. Il Testo Unico in materia prevede sanzioni davvero pesanti, che possono arrivare a colpire duramente addirittura la stessa operatività dell’azienda.
Innanzitutto, sono previste sanzioni amministrative di tipo pecuniario, che rispondono ad un preciso principio: più è grave la violazione, più la multa è salata. Dunque, per le infrazioni lievi le multe partiranno da poche migliaia di euro, ma nei casi di violazioni molto gravi, ad esempio la mancata adozione di misure che avrebbero potuto prevenire infortuni poi effettivamente verificatisi, le sanzioni possono salire fino a 72mila Euro.
Ma non finisce qui. Se l’impresa continua a violare le norme sulla sicurezza nonostante le prime sanzioni, si può arrivare alla sospensione dell’attività, un provvedimento temporaneo ma estremamente pesante sotto il profilo economico e di immagine. E se non lo si rispetta, scattano addirittura le manette: arresto fino a 6 mesi per i vertici dell’azienda.
In caso di incidenti con gravi conseguenze per i lavoratori, come lesioni permanenti o addirittura la morte, le ripercussioni penali si fanno pesantissime: reclusione da 2 a 7 anni per omicidio colposo o lesioni gravi.
Insomma, davanti alle norme per la tutela della salute dei lavoratori, le imprese farebbero bene a non scherzare affatto. Il prezzo da pagare per la mancata prevenzione può essere altissimo.
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