L’azione di riduzione del legittimario pretermesso

L’azione di riduzione del legittimario pretermesso

Riassunto:
L’articolo affronta l’argomento dell’azione di riduzione del legittimario pretermesso, un istituto giuridico che consente ai Legittimari di ottenere la loro quota di eredità anche se sono stati esclusi dal testamento. Vengono analizzati i presupposti, le modalità e gli effetti di questa azione, con particolare attenzione ai riferimenti normativi.

L’azione di riduzione del legittimario pretermesso è un istituto giuridico che consente ai legittimari di ottenere la loro quota di eredità anche se sono stati esclusi dal testamento. Questa azione è prevista dall’articolo 555 del Codice Civile, che stabilisce che i legittimari possono richiedere la riduzione delle disposizioni testamentarie che li hanno pretermessi.

Per poter esercitare l’azione di riduzione, è necessario che siano presenti alcuni presupposti. Innanzitutto, il legittimario pretermesso deve essere un soggetto che ha diritto alla legittima, ossia alla quota di eredità che spetta per legge. La legittima è disciplinata dagli articoli 536 e seguenti del Codice Civile e spetta ai figli, al coniuge e ai genitori del defunto. Inoltre, il legittimario pretermesso deve essere stato effettivamente escluso dal testamento, ossia non deve essere stato nominato come erede o beneficiario di disposizioni testamentarie.

L’azione di riduzione può essere esercitata dal legittimario pretermesso o dai suoi eredi entro un termine di dieci anni dalla morte del de cuius. Questo termine è previsto dall’articolo 555 del Codice Civile e ha lo scopo di garantire la certezza delle disposizioni testamentarie nel tempo. Trascorso il termine di dieci anni, l’azione di riduzione non può più essere esercitata.

L’azione di riduzione del legittimario pretermesso può essere proposta in tribunale e deve essere corredata da una serie di documenti, tra cui il testamento, gli atti di morte del de cuius e dei legittimari pretermessi, nonché eventuali altri documenti che possano essere utili per dimostrare la pretermissione. È importante sottolineare che l’azione di riduzione può essere proposta solo da coloro che hanno un interesse diretto alla successione, ossia dai legittimari pretermessi o dai loro eredi.

Una volta proposta l’azione di riduzione, il tribunale valuterà se sussistono i presupposti per la sua ammissibilità. In caso affermativo, il tribunale procederà alla riduzione delle disposizioni testamentarie che hanno pretermesso il legittimario. La riduzione avviene in proporzione alla quota di legittima spettante al legittimario pretermesso e può comportare la modifica delle disposizioni testamentarie, l’attribuzione di una quota di eredità al legittimario pretermesso o la revoca di disposizioni testamentarie a favore di altri beneficiari.

L’azione di riduzione del legittimario pretermesso ha importanti effetti sia sul piano patrimoniale che sul piano familiare. Dal punto di vista patrimoniale, essa consente al legittimario pretermesso di ottenere la sua quota di eredità, garantendo così il rispetto della legittima. Dal punto di vista familiare, l’azione di riduzione può comportare tensioni e conflitti tra i familiari, in quanto può mettere in discussione le disposizioni testamentarie del defunto.

In conclusione, l’azione di riduzione del legittimario pretermesso è un importante strumento giuridico che consente ai legittimari di ottenere la loro quota di eredità anche se sono stati esclusi dal testamento. Questa azione è disciplinata dall’articolo 555 del Codice Civile e può essere esercitata entro un termine di dieci anni dalla morte del de cuius. L’azione di riduzione può essere proposta in tribunale e comporta la valutazione dei presupposti per la sua ammissibilità. Una volta accolta, essa può comportare la modifica delle disposizioni testamentarie e l’attribuzione di una quota di eredità al legittimario pretermesso. Possiamo quindi dire che l’azione di riduzione del legittimario pretermesso è un importante strumento di tutela dei diritti dei legittimari, che consente loro di ottenere la loro quota di eredità anche in presenza di disposizioni testamentarie che li hanno esclusi.