Il fenomeno delle differenze negli stipendi tra uomini e donne interessa tutti i Paesi e tutti i settori dell’economia ma ora, in Italia, le imprese che occupino più di 50 dipendenti devono ottenere una specifica Certificazione della parità di genere (ricevendo però in cambio importanti sgravi fiscali).
A piccoli passi, dopo le recenti novità sul Congedo di Maternità Facoltativa, l’ultima importante iniziativa a favore delle lavoratrici e ora volta a colmare il cosiddetto ‘Gender gap‘ è contenuta nel testo approvato alla Camera che ha integrato il preesistente Codice delle pari opportunità.
Tra le disposizioni volte a eliminare ogni disparità di genere, ivi comprese ovviamente le differenze negli stipendi tra uomini e donne, la più rilevante a giudizio di chi scrive è l’introduzione dell’obbligo della Certificazione di parità di genere per e imprese con più di 50 (cinquanta) dipendenti. Precedentemente il limite era per quelle oltre i 100 (cento) dipendenti.
D’altra parte, come incentivo per le aziende virtuose, la nuova legge ha anche previsto un interessante sgravio fiscale che può arrivare a 50 mila Euro (cinquantamila)…
In aggiunta a quanto sopra, l’articolo 1 prevede l’istituzione della figura del Consigliere (o Consigliera) di parità a cui è demandato il compito di presentare ogni due anni una relazione alla Camera per monitorare l’auspicata riduzione della disparità di genere sul lavoro alla luce delle nuove disposizioni normative.
E’ evidente infatti che le differenze negli stipendi tra uomini e donne rappresentino solo uno dei molti aspetti del ‘Gender gap’ e che la cancellazione di ogni sua manifestazione, benché in Italia sia più contenuta rispetto alla media UE, non possa avvenire in tempi ristretti.
L’articolo 2 ribadisce il divieto di discriminazione indiretta che, mediante l’imposizione di particolari orari o altro di natura organizzativa, precluda o renda comunque difficoltosa la possibilità di carriera per la lavoratrice con figli, ad esempio.