Tra gli strumenti introdotti di recente per affrontare tempestivamente la crisi d’impresa e uscire dall’insolvenza anche solo paventata, vi è il piano di risanamento aziendale, disciplinato dall’articolo 67 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza. Ma in cosa consiste esattamente?
Il Piano di risanamento è un documento che l’imprenditore redige quando l’azienda, pur in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario, si trova ancora in una fase preliminare rispetto all’insolvenza vera e propria…
Con questo piano l’imprenditore analizza le cause della crisi e delinea gli interventi necessari al risanamento aziendale, che possono riguardare la ristrutturazione operativa, patrimoniale e finanziaria necessarie a uscire dall’insolvenza, o meglio, restare fuori dall’insolvenza vera e propria, con l’obiettivo comune a tutte le altre procedure concorsuali alternative al fallimento di mantenere in vita e rilanciare l’impresa. Si veda per approfondimento la nostra scheda: Crisi d’impresa: le procedure per evitare il fallimento.
Il piano ha contenuto libero ma deve indicare modalità e tempi di adempimento degli obblighi pendenti e la soddisfazione dei creditori, anche prevedendo operazioni straordinarie come fusioni, scissioni e cessione dei beni.
Se adeguatamente motivato e corroborato da relazioni di esperti, il piano di risanamento può essere pubblicato nel Registro delle imprese per rendere noti i suoi contenuti ai terzi e rappresenta quindi uno strumento che, se utilizzato per tempo, può rivelarsi efficace per superare la crisi aziendale evitando gli elevati costi di procedure concorsuali come il fallimento.
Per una trattazione più completa rimandiamo al nostro articolo: Crisi d’impresa: le procedure per evitare il fallimento