Caparra confirmatoria e sua restituzione. In quali casi?

La caparra confirmatoria è un istituto giuridico molto diffuso nel nostro ordinamento, che trova la sua disciplina nell’articolo 1385 del Codice Civile. Questo strumento, utilizzato soprattutto nei contratti di compravendita, ha una duplice funzione: da un lato, serve a confermare la conclusione del contratto, dall’altro, rappresenta una garanzia per il venditore, che può trattenere la somma versata in caso di inadempimento dell’acquirente. Ma in quali casi è possibile richiedere la restituzione della caparra confirmatoria? E quali sono le modalità per farlo?

La caparra confirmatoria restituzione è prevista dalla legge in determinate circostanze. In particolare, l’articolo 1386 del Codice Civile stabilisce che, se il contratto non viene eseguito per causa non imputabile a colui che ha dato la caparra, egli ha diritto alla restituzione del doppio. Questo significa che, se l’inadempimento è dovuto al venditore, l’acquirente può richiedere non solo la restituzione della caparra, ma anche un indennizzo pari al suo doppio.

Tuttavia, la caparra confirmatoria restituzione non è sempre possibile. Se, infatti, l’inadempimento è imputabile all’acquirente, il venditore ha diritto a trattenere l’intera somma versata a titolo di caparra. Inoltre, se il contratto viene risolto per un motivo diverso dall’inadempimento di una delle parti, la caparra deve essere restituita, ma senza alcun indennizzo.

A parere di chi scrive, è importante sottolineare che la caparra confirmatoria restituzione è un diritto dell’acquirente, ma non un obbligo del venditore. Questo significa che, se il venditore rifiuta di restituire la caparra, l’acquirente può ricorrere al giudice per far valere i suoi diritti. In questo caso, sarà necessario dimostrare l’inadempimento del venditore e l’assenza di colpa da parte dell’acquirente.

La caparra confirmatoria restituzione può essere richiesta anche in caso di recesso dal contratto. L’articolo 1373 del Codice Civile, infatti, prevede che, se una delle parti recede dal contratto senza giusta causa, l’altra parte ha diritto alla restituzione della caparra. Tuttavia, il recesso deve essere esercitato entro i termini previsti dal contratto o dalla legge, altrimenti la caparra sarà trattenuta dal venditore.

Altresì, la caparra confirmatoria restituzione può essere richiesta in caso di risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta della prestazione. L’articolo 1256 del Codice Civile, infatti, stabilisce che, se la prestazione diventa impossibile per causa non imputabile al debitore, il contratto si risolve e la caparra deve essere restituita. In questo caso, tuttavia, non è previsto alcun indennizzo per l’acquirente.

Possiamo quindi dire che la caparra confirmatoria restituzione è un diritto dell’acquirente, ma la sua applicazione dipende da una serie di fattori, tra cui la causa dell’inadempimento, la volontà delle parti e le clausole del contratto. Pertanto, prima di versare una caparra, è consigliabile consultare un avvocato o un esperto in diritto civile, per capire quali sono i propri diritti e come tutelarli.

In ogni caso, è importante ricordare che la caparra confirmatoria restituzione non è un rimedio per tutti i mali. Se, infatti, l’inadempimento del venditore causa un danno all’acquirente superiore al doppio della caparra, quest’ultimo può chiedere un risarcimento del danno, che sarà calcolato in base alle regole generali previste dal Codice Civile.

Quindi, la caparra confirmatoria restituzione è un istituto giuridico complesso, che richiede una conoscenza approfondita del diritto civile e una valutazione attenta delle circostanze del caso concreto. Per questo motivo, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista del settore, che possa fornire un consiglio adeguato e personalizzato.