La legge sul biotestamento e le DAT: cosa sono e come funzionano

La legge sul biotestamento, approvata definitivamente nel 2017, ha introdotto in Italia la possibilità di redigere disposizioni anticipate di trattamento, meglio note come DAT. Si tratta di una novità molto importante nell’ambito dei diritti del malato.

Le DAT sono infatti delle dichiarazioni che permettono a una persona di esprimere in anticipo la propria volontà sui trattamenti sanitari che intende ricevere, o rifiutare, nel caso in cui un domani non fosse più in grado di comunicarla consapevolmente. Possono contenere anche la nomina di un fiduciario, che diventa così il soggetto di riferimento per il medico nel rispettare le volontà del paziente.

Le DAT devono essere redatte per atto pubblico, con scrittura privata autenticata o con scrittura privata consegnata personalmente all’ufficio dello stato civile. Hanno validità illimitata, possono essere modificate e revocate in ogni momento. Il medico è tenuto al rispetto delle DAT, anche se può disattenderle in specifici casi, motivando la decisione.

Con questa legge l’Italia fa (finalmente) un importante passo avanti nel riconoscere il diritto all’autodeterminazione terapeutica del malato anche se rimangono però aperti alcuni nodi, come il ruolo della nutrizione e idratazione artificiali prolungate o la relazione tra DAT e suicidio assistito.

La legge sul biotestamento rappresenta comunque e senza dubbio una conquista di civiltà: consente alla persona di decidere come essere trattata quando è più vulnerabile, tutelando la dignità e qualità di vita fino all’ultimo. Affrontare questi temi in anticipo può essere doloroso, ma assicura il pieno rispetto delle proprie volontà. Un passo essenziale verso una relazione medico-paziente sempre più basata su autonomia e consapevolezza.

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