La nuova disciplina dell’assegno divorzile: equità tra ex coniugi

La nuova disciplina dell’assegno divorzile ha profondamente riformato l’istituto con l’obiettivo di renderlo più equo e adeguato ai cambiamenti della società. Fino al divorzio breve del 2015, infatti, l’assegno era visto come un mero sostegno economico, quasi un vitalizio, a favore dell’ex coniuge economicamente più debole.

Oggi non è più così: la Cassazione ha stabilito che l’assegno divorzile ha natura assistenziale e compensativa, volta a riequilibrare lo squilibrio economico creato dal divorzio, ma non è più un diritto incondizionato quanto piuttosto collegato e subordinato a determinati parametri oggettivi.

I giudici valuteranno infatti di volta in volta una serie di criteri, come il reddito e il patrimonio di entrambi gli ex, il contributo personale ed economico dato alla vita familiare, l’età, le condizioni di salute e la possibilità di ri-occupazione nel caso in cui durante il matrimonio uno dei coniugi avesse dovuto lasciare il lavoro.

L’obiettivo evidente è quello di un (più) equo bilanciamento tra le esigenze di entrambe le parti, evitando le disparità del passato. L’assegno non è quindi più da intendersi perpetuo ma con una durata limitata, così da responsabilizzare l’ex coniuge più debole a rendersi autonomo quanto prima, anche nel proprio interesse.

Le nuove linee guida puntano insomma a superare la logica del mantenimento a vita e con la nuova disciplina dell’assegno divorzile questo oggi è uno strumento per favorire una transizione economica equa tra ex coniugi, nel rispetto dell’autonomia e dignità di entrambi. Un cambio di prospettiva importante, che rende tale istituto più al passo coi tempi.

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