Quando serve il contratto preliminare di compravendita?

Quando si decide di acquistare un immobile, dopo aver finalmente individuato quello desiderato, è prassi usuale firmare sempre un accordo con il venditore ma, esattamente, quando serve il contratto preliminare di compravendita?

Iniziamo col dire che il contratto preliminare altro non è che una scrittura privata con la quale le parti si impegnano reciprocamente a concludere il futuro il contratto definitivo di compravendita, vincolando quindi giuridicamente le parti coinvolte e così creando obbligazioni reciproche il cui rispetto può essere richiesto anche giudizialmente.

La normativa di riferimento è anzitutto l’articolo 1351 del Codice Civile che definisce i contratti preliminari come accordi in cui ‘le parti si obbligano a concludere un successivo contratto‘ e, più nel particolare, per gli immobili, l’articolo 2645 bis del Codice Civile disciplina gli effetti della trascrizione del preliminare.

Stipulare un preliminare è infatti utile per bloccare la vendita, definire il prezzo e le condizioni, versare una caparra penitenziale o confirmatoria a seconda della funzione che le si intende attribuire. Consente inoltre all’acquirente di ottenere una prelazione sull’immobile e di esperire le verifiche necessarie con calma. Lascia anche tempo al venditore di liberare il bene da eventuali gravami affinché possa trsferirlo libero da ogni segno pregiudizievole del passato.

Prima della stipula del rogito definitivo, il preliminare tutela quindi entrambe le parti da possibili inadempimenti e, per questo motivo, specie in mercati molto competitivi e dinamici come quello immobiliare, ricorrere al contratto preliminare può rivelarsi una scelta prudente e saggia.

Suggeriamo la lettura di Caparra confirmatoria, attenzione! e La cancellazione dell’ipoteca contestuale al rogito per una panoramica più completa sul quando serve il contratto preliminare d compravendita immobiliare.