Come ogni lavoratore con contratto di lavoro subordinato ha certamente sperimentato, esiste una differenza considerevole nella consistenza del proprio stipendio da lordo a netto mensile.
La differenza tra i due importi è data dall’inclusione, nello stipendio lordo, di alcune somme che il datore di lavoro deve calcolare e versare per conto e/o a favore del dipendente, in relazione alla retribuzione di quest’ultimo.
Si tratta, nello specifico, dei contributi previdenziali che il datore di lavoro è tenuto a versare all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) in vista della futura pensione del lavoratore, e all’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) per l’assicurazione obbligatoria che tenga il lavoratore indenne dalle conseguenze economiche negative di un eventuale incidente sul luogo di lavoro.
A incidere ulteriormente sulla determinazione dello stipendio netto del dipendente contribuiscono infine anche le tasse che il datore di lavoro è tenuto a versare mensilmente allo Stato, calcolate sulla retribuzione imponibile di quest’ultimo.
Possiamo quindi dire che il calcolo dello stipendio effettivo, da lordo a netto mensile, si effettua sottraendo dallo stipendio lordo i contributi previdenziali, l’assicurazione obbligatoria e le tasse del dipendente:
Stipendio netto = Stipendio lordo – Contributi – Assicurazione – Tasse
Chiarita la formula, il primo passo è quello di calcolare esattamente lo stipendio mensile lordo. Non tutti i contratti hanno infatti lo stesso numero di mensilità e quindi bisognerà dividere l’importo dello stipendio annuale lordo per il numero di mensilità previste da contratto. L’importo ottenuto rappresenta il punto di partenza.
Il secondo passo sarà quello di determinare l’ammontare dei contributi versati dal datore di lavoro. Questi corrispondono al 9,19% della retribuzione lorda appena individuata.
Ultimo passo, forse il più complicato, consiste nel determinare lo scaglione IRPEF del lavoratore e a questo proposito entrano in gioco diversi fattori ‘personali’ come il comune di residenza che determinerà l’applicazione di certe addizionai anziché di altre; alcune condizioni famigliari come la presenza di figli e, ancor più, di figli in giovanissima età inferiore ai 3 (tre) anni; infine, la presenza di eventuali detrazioni, come la presenza di un coniuge a carico, che varia al variare dello scaglione di reddito.
In base all’articolo 13, comma 1, lettere a), b) e c) del TUIR, possiamo infatti dire che nel calcolo da lordo a netto mensile si può considerare una detrazione di € 1.880,00 (mille ottocento ottanta) per i redditi fino a € 15.000,00 (quindicimila), con una riduzione progressiva come riportato nella tabella che segue:
Fino a € 15mila | € 1.880 (comunque non inferiore a € 690 per i contratti a tempo indeterminato e a € 1.380 per quelli a tempo determinato); |
Da € 15mila fino a € 28mila | € 1.910 + € 1.190 * (€ 28mila – Reddito) / (€ 28mila – € 15mila); |
Da € 28mila a € 50mila | € 1.910 * (€ 50mila – Reddito) / (€ 50mila – € 28mila); |
Oltre € 50mila | 0 (zero) |
Il reddito quindi, al netto delle detrazioni ammissibili, sarà soggetto a tassazione secondo lo scaglione corrispondente così riassumibile:
Da € 0 a € 15mila | 23% |
Da € 15.000,01 a € 28mila | 25% |
Da € 28.000,01 a € 50mila | 35% |
Da € 50.000,01 | 43% |
Vediamo in conclusione un esempio concreto di calcolo da lordo a netto mensile: Lavoratore a tempo indeterminato, 13 mensilità, stipendio lordo di € 24mila annui, residente in Lombardia con moglie e 1 figlio a carico. Lo stipendio annuo netto sarà di € 20.800 annui, pari a € 1.600
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