Affitto parzialmente in nero, come dimostrarlo?

Dimostrare di aver versato una quota dell’affitto in contanti e senza ricevuta è sicuramente difficile per l’inquilino, ma vediamo nel caso dell’affitto parzialmente in nero come dimostrarlo…

Anzitutto, una precisazione: si parla spesso impropriamente di ‘affitto’ riferendosi anche a quelli che, nel caso di immobili destinati ad abitazione da parte di inquilini ‘privati’, sarebbero piuttosto contratti ‘di locazione’.

Partiamo dall’ovvio presupposto che, per ‘quieto vivere’, l’ideale sarebbe stato quello di farsi rilasciare dal locatore quantomeno delle ricevute manoscritte che attestino la consegna del denaro contante e che indichino la data, l’importo versato e la ragione del pagamento.

Benché questo tipo di ricevute abbiano comunque un valore probatorio piuttosto scarso perché il proprietario potrebbe ad esempio disconoscere la propria firma, potrebbero comunque essere valutate in un quadro più ampio come diremo più avanti da un Giudice e diventare invece un elemento probatorio.

Sarebbe a questo proposito un bene poter coinvolgere sempre dei testimoni che possano confermare di aver assistito materialmente al pagamento della somma al proprietario di casa anche se, anche in questo caso, la prova potrebbe non essere ritenuta attendibile nel caso in cui il testimone fosse una persona legata all’inquilino.

Per dar credibilità al pagamento effettuato, se mai ci fosse necessità di dimostrarlo, potrebbe altrettanto e forse essere ancor più utile conservare i messaggi tra inquilino e locatore, come WhatsApp o email, in cui si faccia riferimento al versamento della quota in contanti, oppure ancora registrare le conversazioni in cui se ne parla e dalle quali si possano ricavare tutte le informazioni necessarie a sostenere le proprie ragioni, ossia l’identità del proprietario, la data, l’importo, la ragione del pagamento, eccetera…

Nel caso di affitto parzialmente in nero come dimostrarlo è estremamente difficile quindi ed è sempre dubbia l’ammissibilità delle prove fin qui viste in un eventuale giudizio ma, se unite al fatto che magari fin dall’inizio dell’occupazione dell’immobile il proprietario non ha mai sollecitato formalmente alcun pagamento integrativo, avvalorando la tesi dell’abitudine di pretendere pagamenti anche ‘in nero’, più indizi possono arrivare a formare una prova.

La posizione di forza dell’inquilino

A parere di chi scrive, però, quando nel contratto di locazione il canone di affitto riportato risulta inferiore a quello in realtà pagato mensilmente dall’inquilino, quest’ultimo si trova in una posizione di vantaggio.

In primo luogo, anziché subire passivamente le pretese del proprietario, l’inquilino ha diritto a chiedere al proprietario di casa di regolarizzare la discordanza tra cifra scritta e quanto veramente corrisposto, se di proprio interesse, rettificando formalmente l’accordo in essere. Solo così avrà prova certa per iscritto dell’importo dovuto a ciascuna scadenza.

In secondo luogo, fino alla correzione, l’inquilino non sarà tenuto a versare la differenza in eccesso, e nemmeno gli adeguamenti Istat, che si calcolano solo in base al canone pattuito, e non dovrà nemmeno applicare l’aliquota del 10% della cedolare secca su una somma superiore a quella fissata nel contratto, e non rischierà sfratti per morosità se in regola con quanto negoziato per iscritto.

L’inquilino avrà altresì la facoltà di denunciare il locatore, evasore, nel caso emergano prove di versamenti in nero per la parte eccedente a proposito della quale rimandiamo al nostro articolo: Si può chiedere la restituzione dell’affitto pagato in nero?.

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