Il danno da emotrasfusioni infette: risarcimenti e fondo ad hoc

Purtroppo ci sono stati in passato, soprattutto tra gli anni ’70 e ’80, molti casi di infezioni e patologie gravemente invalidanti, anche letali, causate da trasfusioni con sangue infetto, le emotrasfusioni infette appunto. Un vero dramma per chi ne è stato vittima.

Per ottenere un risarcimento, chi ha contratto Hiv, epatite o altre malattie attraverso una trasfusione contaminata in strutture pubbliche ha dovuto intraprendere per anni estenuanti battaglie legali, spesso vanificate da prescrizioni o cavilli burocratici.

Per porre rimedio a questa situazione, nel 2010 è stato istituito un apposito Fondo di indennizzo presso il Ministero della Salute, che garantisce un equo ristoro a chi ha subito danni da emotrasfusioni infette, senza dover sostenere ulteriori spese legali.

Per accedere al Fondo, che ha una dotazione annua di 100 milioni di euro, è sufficiente presentare la documentazione del danno subìto e l’attestazione del nesso causale con la trasfusione infetta. L’indennizzo copre le spese mediche ma anche il danno biologico e morale.

Non si tratta di cifre enormi (in media circa 100mila euro), ma è comunque un segno di civiltà nei confronti di persone che hanno visto la propria vita compromessa per sempre. Un riconoscimento doveroso delle responsabilità dello Stato verso chi è rimasto vittima di pratiche sanitarie pericolose ormai superate.

La procedura per chiedere il risarcimento

Prima di questo fondo, chi si era ammalato per aver ricevuto sangue infetto doveva intraprendere estenuanti battaglie legali per ottenere un risarcimento, il più delle volte vanificato da difficoltà burocratiche.

Ora invece, dimostrando di aver contratto HIV, epatite o altre gravi patologie in conseguenza di una trasfusione infetta, è possibile accedere ad un indennizzo in modo più semplice e veloce. Basta presentare all’ASL tutta la documentazione che prova il danno subìto: cartelle cliniche, certificati medici, diagnosi della malattia, spese sostenute. Con questi documenti la pratica viene avviata presso gli uffici ministeriali preposti, che valuteranno il diritto all’indennizzo.

Segnaliamo dagli archivi della nostra Rassegna stampa giuridica: Nuova disciplina delle attività trasfusionali e Nel pericolo, trasfusione anche senza consenso