Negli ultimi anni si è diffuso nel mondo del lavoro il ricorso a contratti sempre più flessibili, dal lavoro intermittente, al lavoro a chiamata, alle varie tipologie di collaborazioni, al punto che vanno valutati attentamente vantaggi e rischi del lavoro flessibile. Queste nuove formule rispondono infatti sia alle esigenze di flessibilità delle aziende, che al desiderio di autonomia di molti lavoratori, ma comportano anche dei rischi.
Uno dei vantaggi del lavoro flessibile è anzitutto l’adattabilità: le imprese possono calibrare meglio il personale in base a carichi di lavoro variabili, assumendo solo per il periodo necessario. Anche per i lavoratori c’è il beneficio di poter gestire con maggior libertà il proprio tempo, conciliando impegni professionali e personali.
Inoltre, le tipologie flessibili offrono opportunità occupazionali anche a figure con difficoltà d’inserimento, come giovani, over 50 o persone con impegni di cura in famiglia.
Ciononostante, vi sono anche rischi e aspetti critici da includere nell’analisi dei vantaggi e rischi del lavoro flessibile. La discontinuità lavorativa e il monte ore ridotto rendono infatti più difficile la sussistenza economica con tali contratti. Spesso inoltre sono carenti le tutele e i diritti rispetto ai lavoratori dipendenti come in occasione di ferie, malattia o maternità. Anche l’accesso alla formazione professionale e la progressione di carriera ne risentono.
Occorre quindi ancora trovare un equilibrio che non precarizzi eccessivamente tali rapporti ma valorizzi positivamente la flessibilità attraverso una regolamentazione attenta, unita all’investimento in politiche attive per l’occupazione, che consenta di godere dei vantaggi del lavoro agile riducendone le criticità.
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